
La musica ci accompagna per gran parte della nostra vita, sia che siamo impegnati nel lavoro sia nel nostro tempo libero. Ogni giorno ci regaliamo una dose di musica, dunque, perché non interessarci e scoprire quali effetti ha sulla nostra psiche, sulle nostre emozioni e come ci influenza giornalmente? In questo articolo approfondiremo i meccanismi secondo i quali l’arte musicale condiziona la mente, rafforzando anche alcune delle nostre facoltà mentali come la memoria.
“Ho i miei dolori, amori, piaceri particolari; e tu hai i tuoi. Ma dolore, gioia, desiderio, speranza, amore, appartengono a tutti noi, in ogni tempo e in ogni luogo. La musica è l’unico mezzo con cui sentiamo queste emozioni nella loro universalità.”
HA Overstreet
Musica e suoni
Diverse sono le definizioni che si possono dare di musica, non è facile trovarne una che sia univoca. Secondo i dizionari e le enciclopedie è possibile definirla:
- “Arte e tecnica della combinazione dei suoni, secondo regole e generi diversi, come espressione culturale”;
- “L’arte che consiste nell'ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni semplici o complessi, che possono variare per altezza per intensità e per timbro, per mezzo della voce umana, di strumenti o della combinazione di entrambe queste fonti”;
- “Il particolare linguaggio che rende possibile la notazione scritta dei suoni(figura 1) e che, nella tradizione occidentale, collega i suoni (note) secondo rapporti diacronici (melodia), rapporti sincronici (armonia) e rapporti di durata (ritmo)”.
Come riporta la terza definizione è importante notare il termine “linguaggio”, in quanto l’arte della musica è effettivamente linguaggio universale quanto lo è la semplice comunicazione: oltre ad essere presente in tutte le culture, la musica e il linguaggio condividono la possibilità di essere riportati sotto forma di scrittura, di produrre un numero infinito di suoni e frasi e di avere in comune l’utilizzo del canale uditivo - vocale.
Avendo parlato di combinazione ed insieme di suoni è utile approfondire anche su essi: definiamo suono la sensazione percepita dalla vibrazione di un corpo in oscillazione, quest’ultima interpretabile come uno spostamento e conseguentemente si parla di onda. La velocità del suono è di 331 m/s a 0 °C, in quanto varia dalla temperatura e dallo “stato del materiale”: nell'acqua il suono ha una velocità di propagazione maggiore rispetto quella che possiede nell'aria (Figura 1).
L’apparato uditivo
Ma come funziona l’apparato uditivo (figura 2)? Per correttezza è importante ricordare riassumendo come “ragionano” le nostre orecchie. Innanzitutto, le orecchie sono composte da tre parti differenti: orecchio esterno, orecchio medio e orecchio interno; ogni parte di esse svolge un compito diverso. L’orecchio esterno, quindi quella parte visibile, è costituito da cartilagine ed è composto dal padiglione auricolare. La sua [...]
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Ho sempre pensato che la musica fosse un antidepressivo naturale, ma non è solo questo, è molto di più!
Leggere la spiegazione scientifica di tale forza (perché a mio avviso di una forza positiva si tratta) è stato molto interessante.
C’un docente universitario che si occupa di problemi simili:
https://www.unibo.it/sitoweb/carlo.ventura/cv
Copio e incollo:
“Ha inoltre scoperto come stimoli fisici, quali campi magnetici pulsati a frequenza estremamente bassa, campi radioelettrici e la vibrazione sonora, siano in grado di modificare sostanzialmente il destino cellulare, compreso quello delle cellule staminali. “
Bisognerebbe capire che intende per “modificare”…
in effetti è un termine vago. Cercando su google ho visto che quel prof. aderisce a un paradigma alternativo, infatti scrive sulla rivista “Scienza e conoscenza”. Forse si collega a ciò che ho scritto nell’altro commento.
Interessante capire come la musica riesce a farci capire molti comportamenti. E la musica classica ha sempre il suo fascino soprattutto per i bambini durante la crescita.
Sono sempre stato convinto che la musica potesse produrre risultati (positivi o negativo) al corpo umano.
Musica intesa come produzione di vibrazione e opportunamente calibrate e regolate. Del resto, la luce, non è anche musica, ma a frequenza molto più alta?
Luce e suono sono completamente diversi. Il suono è una perturbazione elastica che si propaga (per onde) nell’aria. La luce, invece, è un campo elettromagnetico che si propaga per onde. Ciò che accomuna luce e suono è quindi il tipo di propagazione (per onde).
Ho una visione un pò personale di queste cose: secondo me l’aspetto sorprendente è il carattere universale dell’equazione che descrive la propagazione delle onde. Si tratta dell’equazione di D’Alembert, la cui funzione incognita può essere una perturbazione elastica (onde sonore), ma anche una delle componenti del potenziale vettore di un campo elettromagnetico (onde elettromagnetiche). Tuttavia, esistono altre forme dell’equazione d’onda. Ad esempio, la ben nota equazione di Schrödinger che descrive la propagazione di una cosiddetta “onda di probabilità” associata a un sistema quantistico (non relativistico). L’aspetto sorprendente è che questa equazione è formalmente identica all’equazione di trasmissione del calore.
Secondo me tutte queste coincidenze dovrebbero farci riflettere. Così come il carattere “armonico” delle oscillazioni che cosituiscono un suono “melodioso”. E di qui il concetto di “oscillatore armonico”, un sistema fisico che sembra essere una costante nell’universo. Non a caso, nel corso di “Istituzioni di Fisica Teorica” si dà un’importanza cruciale a tale sistema, in quanto simula il comportamento di molti sistemi fisici: dalle oscillazioni degli atomi di una molecola alla fisica nucleare. E per finire alla formazione delle galassie. Infatti, secondo molti modelli le galassie si sono formate da perturbazioni di densità che si sono “amplificate” dando luogo alle strutture che oggi osserviamo (diversamente, l’universo sarebbe uniforme anche a piccola scala). Tali perturbazioni sono soluzioni di equazioni differenziali del tipo “oscillatore armonico”.
Molto interessante!
Riguardo questo argomento è interessante la sperimentazione del dott. Alfred Tomatis (http://www.tomatis-italia.ovh) che con l’ascolto di Mozart ma anche della voce materna opportunamente filtrata suggerisce la possibilità di una sorta di riprogrammazione dell’ apparato fonatorio e come aiuto in numerosi stati di difficoltà psichiche fino alla sindrome di Down.
Dalle testimonianze dirette che ho sembra una terapia efficace, e probabilmente avró presto occasione di testare personalmente l’apparecchiatura.
In questi ultimi tempi sto cercando delle nuove teorie scientifiche che possano compensare o sostituire quelle attuali, che sappiamo essere incomplete. Il lavoro non è semplice, anzi diciamo veramente difficile e complesso se non impossibile. Di solito con dei sottofondi musicali opportuni riesco a concentrarmi talmente tanto che sembra come se la mia mente abbia un rendimento maggiore! Affascinante sotto ogni punto di vista.
Forse hai sperimentato gli effetti delle cosiddette “onde alfa”. Si tratta di segnali elettrici a bassa frequenza (8 Hz) che caratterizzano stati di rilassamento profondo, e quindi di migliore concentrazione.
A causa dell’attività elettrochimica di un numero straordinariamente grande di neuroni, il nostro cervello è attraversato da segnali elettrici variabili nel tempo. Sottoponendoli ad analisi di Fourier si scopre che hanno frequenze caratteristiche. La 8 Hz caratterizza appunto le onde alfa.
Le onde alfa in realta’ hanno un range, possono arrivare anche a 10 Hz…oltre i 10 Hz si passa alle beta, le onde di “lavoro” 🙂
Praticamente la stessa che un EEG mette in evidenza. Si, credo sia prorpio quella perché inerente alla concentrazione.
Dai un’occhiata http://it.emcelettronica.com/comporre-musica-col-cervello-oggi-si-puo