
Reagisco ai comunicati del Governo che descrivono le strategie decise per la crescita. Il documento riportato dai giornali è triste. Propone alcuni interventi quasi tutti deboli, marginali e vaghi. Anche i governi precedenti hanno mancato tragicamente. Molti anni fa smisero di prospettare piani energetici e di parlare di programmazione economica. Ora, almeno,avrebbero dovuto leggere le statistiche - e ragionare - per capire che la prosperità viene conseguita da chi studia, pensa, innova. Non lo hanno fatto. Mi aspettavo di meglio dai professori.
Sembrano vecchie di cent’anni le decisioni raggiunte dal Consiglio dei Ministri del 24 agosto 2012. L’obiettivo principale era la crescita economica, però, i documenti finali non menzionano nemmeno ricerca scientifica e sviluppo tecnologico, sebbene le statistiche degli ultimi decenni mostrino che cresce di più il Prodotto Interno Lordo dei paesi più innovativi.
Questa dipendenza è confermata dalla tabella seguente che riporta per il 2011 la crescita % del prodotto interno per l’Italia (che sta al 15° posto) e per i 5 Paesi europei in testa alla classifica dell’innovazione in termini di lauree, ricerca scientifica, investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo, brevetti, percentuale di piccole e medie imprese innovative, bilancia tecnologica, etc.
Paese | Svezia | Germania | Finlandia | Francia | Danimarca | Italia |
Crescita % PIL 2011 |
3,9 | 3 | 2,7 | 1,7 | 0,8 | 0,4 |
Crescita % PIL 2011 per i 5 Paesi europei più innovatori e per Italia
Fonte: Eurostat
Le antiquate strategie annunciate dal Consiglio dei Ministri riguardano interventi in: opere pubbliche, semplificazioni per la creazione di nuove aziende, valorizzazione di siti archeologici, protezione dalle frane, rispetto delle regole, lotta contro corruzione ed evasione fiscale, miglioramento dei rapporti fra pubblico e privato, nuove regole per la valutazione dei docenti, assunzione di 12.000 docenti per le scuole medie e superiori. Anche questi sono obiettivi meritevoli di attenzione, anche se alcuni sono un po’ vaghi. Ad essi è stata rivolta in passato qualche attenzione che manca, invece, alla scienza e alla tecnologia.
Propongo al Governo la lettura di quanto scrivevo su queste pagine virtuali il 9 Maggio u.s.
“In Italia gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo sono lo 0,54 % del PIL (nel 2010 era 0,58 %) che corrisponde allo 0,71 della media europea; quelli privati sono lo 0,71 % del PIL (nel 2010 erano 0,65 %) che corrisponde allo 0,57 della media europea. Questo divario dura da 30 anni. Non è solo questione di investimenti, ma di cultura media. La percentuale della popolazione che ha completato l’educazione terziaria è in Italia il 20%. La media europea è 33 %, Danimarca e Norvegia 47%, Svezia e Finlandia 45%, Francia e UK 43 %, Irlanda 49 %. A livello più basso dell’Italia sono solo: Macedonia, Malta, Romania e Turchia.
L’Italia è, dunque, carente nei livelli di istruzione. Negli investimenti in ricerca scientifica e sviluppo tecnologico sta poco sopra la metà della media europea - particolarmente nel settore privato.”
Attendiamo che il Consiglio dei Ministri rimedi all’omissione e definisca strategie urgenti ed efficaci. Agli industriali italiani poco innovativi, diciamo: “Senza innovazione energica e sapiente – non sopravviverete.”

Nulla di più vero, temo… (per la prima parte s’intende :P)
Senza dubbio un passo in avanti è stato fatto, ma la realtà è dura da digerire! Effettivamente è stata espressa in modo chiaro da Marzia. Con la globalizzazione inoltre, non possiamo più permetterci di vivere (o di sprecare) ad alti livelli. Ci sono milioni di persone nei Paesi emergenti che possono fare le stesse cose che facciamo noi (o almeno stanno imparando a farle) e con molte meno pretese di noi occidentali.
La questione è sempre la stessa, se le fabbriche di calze in Italia falliscono è anche per il fatto che si comprano sempre di più calze cinesi a basso costo. Ma le calze cinesi si comprano perché non ci sono i soldi per comprare quelle Italiane, migliori ma più costose!
Siamo entrati nel loop e non ne usciamo, qui non è questione di Professori, ma di “spezzare” una mentalità consumistica, oltre che individualistica.
Ben vengano investimenti in R&D, ma dopo aver costretto (è l’unico modo possibile credo) gli Italiani a fare un bagno di umiltà, accettando anche lavori umili, altrimenti sarà solo un altro ciclo e la crisi successiva più drammatica….
Sono veramente felice di leggere questo articolo e partecipo volentieri a questo dibattito perchè credo ci voglia un po’ di audacia unita ad una sana dose di onestà intellettuale quando si affrontano certi argomenti e sono entrambe doti che paiono latitare in quel di Montecitorio.
Pretendere la crescita senza che vi siano stati gli opportuni investimenti propedeutici è un po’ come affidare un Mustang GT ad un 15enne che ha sempre avuto a che fare solo con Grand Theft Auto e Fast & Furious e pretendere che si fermi al rosso.
Non può perchè non è nella sua formazione, nel suo panorama mentale; è semplicemente impossibile.
Nessun paragone potrebbe essere più azzecato di questo perchè sono 20 anni e più che governi di ogni colore tagliano indiscriminatamente sui fondi che servono al mero sostentamento del sistema di educazione a tutti i livelli.
E badate bene che mi riferisco molto chiaramente a tutti i diretti responsabili, in primis i ministri dell’istruzione dalla Moratti a Profumo, i vari “ministri” Bondi e Gasbarri e ancora i ministri dell’economia, con particolare riferimento a Tremonti.
Tutti, nessuno escluso, concepiscono una scuola o un museo da gestire o un Colosseo da restaurare o una Pompei da difendere come un costo da tagliare piuttosto che come un patrimonio da difendere.
Tutti, nessuno escluso, sono colpevoli di non vedere la differenza tra una spesa ponderata ed oculata ed una indiscriminata riduzione delle spese.
E questo ferisce perchè senza studio non c’è cultura e senza cultura non c’è conoscenza. Come, poi, in questo scenario possa esserci la competenza necessaria perchè si generi lavoro è davvero semplicemente un mistero.
Ma quello che rende tutto estremamente più grave è che senza lavoro non c’è sviluppo e senza sviluppo non c’è nemmeno l’unica cosa che tanti uomini ritengono IL bene primario: il denaro.
Lo stiamo vedendo da 5 anni a questa parte: la crisi mondiale esiste perchè sfruttiamo tutto ciò che abbiamo al di là delle sue stesse possibilità, senza preoccuparci di dosarlo, rigenerarlo o ristrutturarlo o curarlo e coltivarlo.
Sembrerà, forse, a qualcuno, che io sia andato un po’ fuori tema ma io ritengo che tutto questo sia collegato.
Che la nostra vita sia una catena di anelli apparentemente indipendenti ma intrinsecamente interconnessi.
I dati sullo sviluppo, sul “rendimento” delle scuole e delle università (PUBBLICHE!), i numeri che dipingono il quadro del lavoro e della situazione dei lavoratori dimostrano univocamente tutto questo.
Noi siamo in questa situazione perchè non investiamo in formazione, in conoscenza, in sviluppo ed in ricerca.
Qualche simpatico burlone della caratura di Sgarbi potrebbe obiettare che oggi i disoccupati sono tutti laureati perchè tutti hanno “ambito a non fare lavori umili e fare tanti soldi col risultato che oggi nessuno sà più fare il pane. Ecco perchè abbiamo i disoccupati!”.
Ma come possono reggere simili argomentazioni?
Ma non pare anche a voi che siano dello stesso spessore intellettuale del tunnel della Gelmini?!
La risposta a questi problemi?
Beh, è chiaro che deve trattarsi di una proposta organica ma IL tema, per come la vedo io, è la redistribuzione della ricchezza unita con politiche di occupazione SERIE (sinonimo di VERE!) perchè nel nostro Paese c’è una diseguaglianza sociale pazzesca della quale il binomio Monti-Passera non è soltanto consapevole ma, in qualche misura, difensore.
E questa non vuole assolutamente essere un’accusa immotivata: Monti sa benissimo che la lotta all’evasione fiscale è IL modo attraverso cui si risolve il problema della diseguaglianza sociale così come Passera sa benissimo che il rispetto della legge e delle leggi risolleverebbe il Paese dal caos nel quale si trova ma…. neanche io vorrei essere nei loro panni perchè sarei chiamato ad insegnare tutto questo a circa 60 milioni di persone che hanno eletto per più di vent’anni gente che gli garantisse che di tutto questo se ne potevano infischiare bellamente…
Spero di aver spiegato in maniera esauriente COME e perchè tutto questo è ben rappresentato dall’immagine della catena. 🙂
Sono esattamente le stesse conclusioni a cui sono arrivato anche io. Dopodiché mi sono accorto che siamo in buona compagnia: anche Bruegel.org è arrivata alle stesse conclusioni dopo uno studio che dona ufficialità e formalità ad una sensazione che a quanto pare siamo in molti ad avere.
Per chi fosse interessato mi permetto anche di pubblicizzare un articolo fresco fresco di serata del mio blog sempre sull’argomento crescita: http://goo.gl/Jn2Wk