
Alcune derivazioni della frase di Marx "La religione è l'oppio dei popoli." Sono risalito da Marx a Heine (suo cugino quarto), al marchese de Sade, a Novalis e a Immanuel Kant. Sono analisi inaspettate, anche se non sconvolgenti, ma hanno un modesto interesse per esemplificare come si possano usare Wikipedia e Google.
Rileggendo INTELLECTUALS, (interessante libro di Paul Johnson), trovo l’asserzione che Marx avrebbe copiato la famosa frase “La religione è l’oppio dei popoli” dal poeta Heinrich Heine. La cosa mi incuriosisce per due ragioni: Heine è uno dei miei poeti preferiti e, poi, avevo tradotto quella frase in perengano la lingua da me inventata per “Perengana” il mio romanzo satirico sull’isola grande il doppio della Sicilia e simile all’Italia [“A relighion està a mariagiuvanna do demu”] (v. copertina riprodotta in alto).
Allora cerco “religione oppio popolo” su Wikipedia.
Trovo la citazione di Marx da “Contributo alla critica della filosofia del diritto di Hegel” (1844) e la notizia che Marx aveva tratto la similitudine da una frase dell’Histoire de Juliette (1797) di de Sade o da Novalis (1798): “la religione funziona come un oppiaceo che calma il dolore dovuto alla debolezza”. Ma non menziona Heine.
Cerco con Google e trovo la citazione di Heine: “Sia benvenuta la religione se versa nel calice amaro delle sofferenze umane gocce dolci e soporifiche di oppio spirituale e gocce di amore, speranza e fede” (1840).
Marx e Heine avevano fatto amicizia a Parigi nel 1843. Il poeta aveva dovuto lasciare la Germania perché alcuni suoi poemi contro le ingiustizie sociali avevano irritato i poteri costituiti. Pare che Heine, più vecchio di 20 anni e animato da forti convinzioni egalitarie e progressiste, abbia avuto un’influenza determinante sullo sviluppo culturale di Marx.
Seguendo su Google un link dopo l’altro, trovo su www.svu2000.org/genealogy/umx-cs.pdf/
che la madre di Marx (Henrietta Pressburg) era cugina in terzo grado di Heine.
Trovo interessanti queste derivazioni e indago ancora. Il primo che abbia citato insieme oppio e religione, pare sia stato Immanuel Kant. Nelle sue “Riflessioni sull’educazione” (1780) aveva scritto:
“La religione, senza la coscienza morale, è un culto superstizioso ----- Per certe persone i canti di chiesa sono un oppio per la coscienza e un cuscino sul quale ci si può addormentare tranquillamente.”
Le connessioni e le resultanze che racconto non sono sconvolgenti, ma mi sembrano interessanti.
Ho raccontato queste cose per mostrare come sia possibile giungere a notizie interessanti utilizzando Wikipedia e Google.
Si vede bene che Google è uno strumento più potente perché ci fa entrare in reti piene di diramazioni. Seguendole, non c’è garanzia che arriveremo a traguardi interessanti e adatti a noi. Però siamo in una rete aperta e, a tratti, piena di contenuti ottimi. In Wikipedia, invece, troviamo solo quel che qualcuno ci ha messo. Ma siamo noi che ci mettiamo dentro quel che sappiamo. Quindi dovrei caricare su Wikipedia questi dati che ho trovato: non ne ho tanta voglia. Spero che qualcuno lo faccia per me. Però prometto che scriverò cose rilevanti di scienza e tecnica che ho trovato e le caricherò su Wikipedia.
Intanto vegliamo e combattiamo contro l’eventuale strozzamento di Wikipedia da leggi restrittive che i politici italiani stanno discutendo in questi giorni.

Questo post mi ha interessato, stimolato ed in curiosito.
Prometto che scriverò un commento quanto prima ma non voglio farlo in maniera approssimativa per cui appena possibile mi ci dedico per una buona oretta 😀
A presto.
Mi sono, sorprendentemene per me, liberato prima e quindi eccomi qui 🙂
Il primo aspetto della questione, quello che probabilmente è più interessante trattare ora, è l’eventuale restrizione a Wikipedia.
Questo Paese non è la Cina e non è giusto che ci si costringa a vivere in una dittatura. La nostra storia ci insegna che per far nascere un regime la prima cosa che va smantellata è la scuola pubblica, e quindi l’intero sistema dell’istruzione e della formazione della persona ma anche dell’individuo, e quindi del professionista.
L’idea che un’enciclopedia libera sbaragli la concorrenza è una cosa che non deve spaventare.
Nei primi anni di questo nuovo millennio il monopolio delle enciclopedie “elettroniche” era di Microsoft, col progetto Encarta. Cosa potesse c’entrare un’azienda così “potente”, dedita alla pratica del monopolio più che alla programmazione, con il concetto di cultura e divulgazione storica ma anche scientifica mi ha sempre attanagliato come il più fastidioso dei dubbi.
La cultura non si vende, non si inscatola e non si può esporre su un bancone!
E comunque sia, la cultura non finisce perchè la nostra capacità (e VOLONTA’!) di farci domande non finisce se siamo dediti e devoti alla cultura!
Per questa e per mille altre ragioni trovo che quel progetto fosse da eliminare.
Inoltre, aveva un altro e più grave problema: faceva perdere di vista il concetto di ricerca!
Se si cerca qualcosa e si vuole imparare bisogna “perdere” tanto tempo. Le risposte precotte, confezionate e, in definitiva, servite come al take-away non sono cultura!
La ricchezza di un contenuto sta nello stimolare la nostra capacità di stabilire collegamenti tra nozioni, così come quando due cose hanno nomi simili probabilmente è la loro etimologia ad essere comune!
E se l’etimologia è la stessa, perchè è così? Quando nasce quella parola? E perchè? E com’è cambiata nel tempo?
Queste sono tutte domande a cui rispondere è difficile e DEVE essere laborioso perchè laborioso va a braccetto con difficile e difficile fa rima con sudato e se una cosa è cultura e l’hai sudata, allora è tua e allora è cultura!
Internet, poi, ha un grande merito: ci permette di avere accesso ad una marea di informazioni in modo relativamente semplice. Quello che ho detto prima sembrerebbe quasi minare alla base le fondamenta della divulgazione tramite la rete ma non è così.
Ci sarebbe di che fraintendere, me ne rendo conto, ma valorizzare i contenuti validi su internet è l’unico modo per mantenere nella rete uno standard qualitativo consono alle legittime aspettative di chi vuole avere acccesso ad una notizia.
Proprio in questo quadro si inseriscono perfettamente tutti i siti internet che forniscono a studenti dei licei le traduzioni già pronte delle versioni di latino!!! I più giovani tra noi certamente ricorderanno d’averlo fatto almeno una volta…
E certamente avranno sperimentato il disagio nel modo in cui certe parole son state tradotte…e questo è sano 🙂
Su Marx & co., probabilmente il punto meno “cruciale” del post, posso solo dire che trattasi di un economista eletto a filosofo per motivi più che sani e legittimi e che ritengo che nulla sia più nobile e giusto che ricercare la radice delle sue idee e del suo pensiero nelle sue esperienze di vita vissuta.
Un filosofo si può studiare solo così allo stesso modo in cui la storia si studia cercando di comprendere l’economia.
E questo è ovvio se si pensa che noi siamo il risultato di tutto ciò che abbiamo visto e vissuto ma anche subito e sperimentato per cui lo studio di un filosofo, o di un ingegnere, oppure ancora di un letterato non può assolutamente prescindere dal numero infinito delle persone che essi hanno incontrato, seppur per qualche minuto, perchè ciascuno di noi nella vita incontra persone che, a diverso titolo, ci cambiano.
E noi non saremo più gli stessi di prima dopo aver vissuto un’esperienza importante quale un viaggio o una conversazione.
In definitiva, un ottimo post che solleva spunti di riflessione davvero importanti.
Complimenti.
Concordo, anche perchè la religione in sè non è un male. Si tratta di un bisogno, certamente non primario e comunque non condiviso da tutto il genere ma tuttavia fisiologico, dell’uomo e come tale DEVE potersi esprimere.
È la struttura clericale che la snatura, svilisce e offende fino a farla diventare una dittatura qualsiasi…