
Negli ultimi anni il mondo del fotovoltaico ha visto improvvisarsi molti installatori e progettisti gettando tante ombre in un settore già di per se molto variegato e complesso. Impariamo a conoscere nel corso di questi articoli i componenti, gli strumenti e le tecniche di progettazione di un impianto fotovoltaico tralasciando l'aspetto meramente burocratico per concentrarci sulla tecnica.
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Complimenti! Considerando che in rete si trovano solo corsi sul fotovoltaico che spiegano la differenza tra un pannello solare ed un pannello fotovoltaico non posso che fare i complimenti all’autore.
Aspetto le altre puntate del tutorial.
Nei prossimi articoli tratterete anche le batterie da utilizzare nel fotovoltaico ed eventualmente spiegare la situazione attuale in riferimento all’immagazzinamento di energia, perché più che venderla, l’energia, conviene tenersela.
Sicuramente un impianto fotovoltaico con batterie che ne permettano l’autonomia , diciamo di almeno 24h sarebbe la soluzione ideale. Purtroppo non credo ci siano batterie a costi ragionevoli (ed a dimensioni ragionevoli) in grado di assolvere il compito. In genere non ci sono impianti fotovoltaici con batterie per immagazzinare energia, piuttosto si tende a venderla immettendola nella rete ed ad usufruire del conto energia. Perdendoci certo.
Attendo anche io maggiori info sul tema da parte di Ferfabry 🙂
Ottimo primo articolo, attendo gli altri con interesse!
Sfortunatamente le batterie hanno costi elevati e andrebbero tenute in locali tecnici adeguati.
Inoltre il collegamento delle stesse all’inverter potrebbe richiedere passaggi non sempre agevoli di corrugati e/o canaline (vedi ad esempio le case a più piani con locale tecnico su un piano ed inverter su un altro).
Questi ed altri inconvenienti di carattere logistico rendono un pò difficoltoso crearsi un impianto completamente autonomo e, di conseguenza, la scelta più conveninete sembra essere sempre quella della vendita o dello scambio sul posto.
Con le ovvie problematiche che questo comporta, prima fra tutte il fatto che tu vendi energia a prezzi talmente bassi che ogni piano di rientro economico dell’impianto di solito slitta di qualche anno……
Forse la strada della piena autonomia energetica di un’abitazione, specie in città, è ancora lunga, ma si può comunque ricorrere a tante soluzioni ibride. Pensate a piccoli impianti FV stand-alone per l’illuminazione, per l’irrigazione del giardino o per tutti quei compiti non “voraci” di elettricità.
Di energia gratis, ogni giorno, ne abbiamo tanta, basterebbe solo qualche accorgimento per imbrigliarla piuttosto che farsi “passivamente attraversare” da essa ……
Complimenti all’autore!
Ottima introduzione ad un argomento appassionante e certamente molto attuale.
Complimenti prima di tutto all’autore perché questo articolo sembra annunciare una serie di grandissima qualità e spessore.
Mi sembra doveroso far notare che la chiarezza con la quale questo argomento così delicato complesso viene proposto sembra davvero encomiabile.
Spero e mi auguro davvero che verrà approfondito proprio il tema dello smaltimento.
Nel corso del tempo ho visto nascere decine di nuove tecnologie assolutamente innovative e straordinariamente di successo che però si sono dovute scontrare con il fatto che non esisteva la possibilità reale di fare smaltimento in maniera efficace, funzionale ma soprattutto ecocompatibile ed ecosostenibile. Queste tecnologie si sono rilevate dannose per l’ambiente ed oggi nascono iniziative che cercano di riparare ai danni causati dallo sfruttamento di quelle risorse senza che ci sia in realtà il modo di rendere il tutto meno aggressivo.
Sembra, in pratica, di assistere allo spettacolino pietoso del bambino che correndo fa cadere il basso e prova disperatamente ad appoggiare i cocci l’uno sull’altro nella speranza che magicamente possano ricomporsi da soli…
La mia domanda è: questa tecnologia è stata, secondo l’autore ma anche secondo tutti voi, effettivamente pensata con un occhio di riguardo verso la questione ambientale e la nostra capacità di risolvere il problema dello smaltimento oppure si tratta dell’ennesimo arrembaggio tecnologico con le porte spianate per via delle immense possibilità di guadagno senza che questo aspetto abbia mai realmente sfiorato chi investe?
Ma soprattutto, come accade con le batterie al piombo oppure con tanti composti chimici altamente tossici ed assolutamente inquinanti, tutt’altro che ecocompatibili, perché, secondo voi, non accade che qualcuno decida di studiare proprio questo fenomeno?
Esistono, nel mondo, milioni di tonnellate di rifiuti tossici, altamente inquinanti e certamente pericolosi che ogni anno vengono prodotti ed abbandonati alla bell’e meglio, accatastandoli nei più remoti angoli del nostro pianeta facendo finta che in realtà siano lì per caso mentre si parla di gigantesche discariche (avete mai visto un cimitero di aerei?).
Ma perché, secondo voi, qualcuno non si mette seriamente ad inventare un sistema per riciclare davvero tutti i rifiuti che abbiamo?
Vorrei non essere considerato polemico ma accorato e vi garantisco che cerco sempre di essere costruttivo; tuttavia non posso non confessare che mi fa davvero sorridere chi propone la raccolta differenziata porta a porta come un sistema avanzato per riqualificare tutto quello che noi abbiamo…
Non credete anche voi che sarebbe davvero la svolta definitiva per l’economia, probabilmente la più grande e rivoluzionaria svolta che l’economia abbia mai avuto nella sua storia, se davvero prima di cominciare a produrre pensassimo a come poter riutilizzare?
Io credo di sì…
E credo anche di essere l’unico a pensarla così…
No, non sei l’unico a pensarla così… 🙂
Riflettevo sul fatto che se le prospettive parlano del 30%, ovviamente in termini di rendimento, immaginate che cosa si riuscirebbe ad alimentare se si raddoppiasse questa cifra… 😀
Sarebbe davvero straordinario, non trovate?
Questa ricerca mi affascina!
Certamente sì 🙂
Ma d’altronde, o per questa o per quest’altra tecnologia, il punto per noi, umani, è battere il principio codificato da Lavoisier 🙂
mmmmm, la parte difficile da battere non è tanto che “tutto si trasforma”, ma piuttosto che “si trasformi in qualcosa di utile”…. 🙂
salve a tutti
premetto che mi occupo di energie rinnovabili dal 2003 per cui ritengo di aver fatto un percorso piu’ che adeguato nell’ambito della progettazione e costruzione degli impianti fv.
mi unisco al commento umanine di tutti i lettori sulla qualita’ dell’editoriale e mi permetto di precisare alcune cose sugli impianti stand-alone ed in particolare quelli ibridi.
le procedure di connessione alla rete pubblica prevedono una infinita serie di adempimenti di cui la componente tecnica, paradossalmente, e’ la piu’ facile ! oggi, visto che il V conto energia e’ oramai agli sgoccioli e che la tariffa omnicomprensiva di fatto ha cassato il meccanismo dello scambio su posto, il mercato sta riorientandosi all’accumulo, che difatto garantisce il 100% di autoconsumo (ovviamente al netto delle varie perdite) dell’energia prodotta dall’impianto FV.
Di fatto e’ la nuova frontiera del Fotovoltaico, in quanto si abbatte la barriera “ideologica” che di giorno si produce e si puo’ autoconsumare e di notte si preleva dalla rete.
Sui moduli FV e sugli inverter si e’ lavorato molto in termini di prestazioni e di prezzo, sulle batterie paradossalmente sono stati i telefonini a consentire lo sviluppo tecnologico: baterie sempre piu’ piccole, piu’ potenti e meno costose.
Pertanto con l’avvento delle batterie a ioni di litio anche il fotovoltaico subira’ quella trasformazione “tecnico/mentale” che oggi lo limita sopratutto nell’uso domestico. Da settembre del 2004 ho connesso l’impianto della mia abitazione alla rete elettrica con un particolare inverter ibrido che mi consente di avere sia lo scambio su posto sia l’alimentazione di carichi prioritari (alimentati a batteria prima semi stazionarie ora al gel) 24h su 24h anche in assenza di energia dalla rete.
credetemi e’ solo una questione di tempo, ma molto meno di quanto si possa immaginare !! la formula commerciale non e’ piu’ quella di vendere un impianto a potenza di picco (3/4/5/6 8 kWp) bensi’ a quantita’ di kWh usabili in autoconsumo, ovvero a costo ZERO !
credetemi e’ molto piu’ facile calcolare il ritorno economico dell’investimento perche’ e’ molto piu’ semplice calcolare l’effettivo risparmio, tenendo conto che gia’ dal 2013 e’ alternativo all’incentivo la defiscalizzazione dell’invenstimento al 50% fino a giugno 2013 e del 36% dal 1/7/2013.
QUELLO CHE PURTROPPO MANCA ALLA QUASI TOTALITA’ DELLE FAMIGLIE E’ IL CONCETTO DEL RISPARMIO ENERGETICO !
un saluto a tutti
Sono perfettamente d’accordo con te.
Anzi, si rischia quasi di fare l’errore di ragionare nella maniera esattamente opposta, ovvero: ora che ho l’impianto, posso consumare di più! 🙁
ciao, ho letto di questi pannelli sperimentali che sono a tutti gli effetti organici, stratificazioni di cellule vegetali vive che per effetto di fotosintesi producono energia elettrica…. Sono validi? Sai che punto e` la ricerca? Saranno il futuro?
Grazie
Vi ringrazio di cuore poiché ho letto con estremo piacere i commenti ed i complimenti lasciati per questo primo articolo. Sinceramente, trattandosi del mio primo articolo, non mi aspettavo tanto e spero vivamente di non deludere le vostre aspettative nei prossimi benché questo argomento, molto vasto, può essere affrontato in diversi modi.
Ho scelto un approccio semplice legato all’esperienza fatta negli anni di lavoro passati che spero sarà gradito alla maggior parte dei lettori.
Per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici Stand-alone, in Italia siamo ancora relativamente indietro rispetto a molti altri paesi e lo dimostra il fatto che molte aziende produttrici di inverter non hanno a catalogo, per l’Italia, prodotti Stand-alone. Inutile nasconderci su uno dei grandi problemi di questo tipo di impianto che è il costo degli accumulatori e la loro durata nel tempo legata soprattutto allo smaltimento. E’ un argomento che cercherò di affrontare assieme a quello dello smaltimento di moduli fotovoltaici e della gestione del conto energia in italia nei prossimi articoli.
Grazie ancora a tutti.
Mi è piaciuto molto sia l’esposizione tecnica che la filosofia economico/etica che ho letto nei commenti.
Non posso che approvare e SPERARE che queste tematiche, sempre piu’ attuali, siano continuate anche nel prosieguo.
Un grazie all’autore e alla community tutta
lol
posso farti una domanda che so benissimo che sembra una provocazione ma che non vuole affatto esserlo?
Come insegneresti il concetto di risparmio energetico alle famiglie e al cosiddetto “uomo della strada”?
tu ritieni che iniziative come “m’illumino di meno” siano davvero utili?
la questione del risparmio energetico non e’ piu’ il problema dell’uomo della strada, ma e’ un problema di tutti !
i ragazzi non hanno la piu’ pallida idea che cosa significa fare un uso oculato dell’acqua e dell’energia elettrica figuriamoci parlare di rifiuti !
conoscono la tecnologia sicuramente meglio di noi, ma ricaricano il telefonino utilizzando un cavo usb collegato al computer che per tale finalità lasciano acceso tutta la notte !
non voglio parlare della quantita’ immensa di potenza reattiva assorbita dalla rete per effetto di discutibili alimentatori switching…. o di lampade a basso consumo di qualita’ infima ma di basso costo, per non parlare poi delle lampade a led che vengono alimentate a 220 v con dei partitori capacitivi per cui sono dichiarati 1,5 W ma in realta’ ne consumano 15 dalla rete !
si fa tanta informazione su tutto ma poca informazione su quello che in realta’ a mio avviso e’ UTILE alla collettivita’ !
sper di essere stato chiaro sul mio modo di vedere il risparmio energetico
Ottimi esempi.
Davvero significativi 🙂