
Di solito, quando leggete dei titoli così “altisonanti”, la notizia è di poco conto e l’argomento dell’articolo è veramente miserevole ma tranquillizzatevi: questa volta non è affatto così. Questa trasformazione è possibile, si può realizzare ed esistono già dei dispositivi che sono in grado di farlo. Stiamo parlando di quelli basati sul principio della piezoelettricità. Vediamo insieme di che cosa si tratta e come si può impiegare.
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Ma quindi il prossimo articolo sarà un progetto?
Ho capito male o riguarderà un impianto d’allarme?
Sarà un progetto completo e open source?
Se è così, non vedo l’ora!
Ciao Giorgio,
stiamo ancora decidendo, vedremo….. intanto la parte finale l’ho modificata per precisione.
Le capsule piezoelettriche possono funzionare sia in entrata che in uscita, rilevando le vibrazioni oppure generando vibrazioni, come spiegato nell’ottimo articolo di Piero. Vedremo nelle prossime settimane come sviluppare esempi pratici, ad esempio con il progetto di una sirena per allarmi da interno (che utilizza una capsula piezo) oppure con un rilevatore di vibrazioni (sempre in allarme per proteggere le sirene da esterno dalla trapanazione)
Faccio i miei complimenti per l’articolo e avanzo contemporaneamente una richiesta/proposta… Nel caso di un eventuale progetto, sarebbe possibile orientarsi verso la produzione (anche se minima) di energia? impianzi di allarme, domotica, apricancelli vari sono sempre interessanti ma ritengo che la priduzione di energia, anche se in piccole quantità sia sempre la cosa più utile in assoluto. Mi piacerebbe vedere un progetto “home made” che sfrutti questa tecnologia.
Ciao
Ci stiamo pensando proprio in questi giorni, nel frattempo dai un’occhiata alla categoria. Ne abbiamo parlato spesso in passato 😉
http://it.emcelettronica.com/tag/energy-harvesting
Veramente ottimi spunti di riflessione.
Se pensiamo a quanta energia ci passa sotto il naso ogni giorno senza che la si possa sfruttare o immagazzinare ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli.
Un pensiero che ho sempre avuto a riguardo è se il fenomeno della piezoelettricità di alcuni materiali possa essere proficuamente sfruttato per ricavare energia dai passi che ogni giorno facciamo (anche chi lavora sedentariamente prima o poi dovrà pur camminare…) oppure dalle vibrazioni legate alle onde sonore che investono un ufficio o un’area più vasta.
Certo, ammesso che ciò sia possibile e conveniente da realizzare, si tratterebbe comunque di piccoli quantitativi di energia prodotta (inoltre, nel caso di energia ricavata dai passi, c’è anche il problema di stoccarla in batterie che non risultino scomode da indossare/inserire/prelevare…insomma “wearable”).
L’Energy Harvesting su ampia scala è senz’altro da considerare per un futuro eco-sostenibile, ma forse anche il singolo può fare qualcosa per l’ambiente nella propria “produzione corporea di energia”.
Ma la cosa immagino sia ancora lontana….
Interessante l’articolo e anche il tema in generale.
Curiosando tra le caratteristiche di un kit di generatore di elettricità piezoelettrico (http://www.piezo.com/prodproto4EHkit.html) osservo che un dispositivo di 5 x 14 cm è in grado di generare 7.1 mW ad una frequenza di vibrazione di 52 Hz.
Mi domando se esistano materiali più efficienti considerando che tappezzare una stazione della Metro con migliaia di queste piastrelline al costo di 274 dollari l’una per produrre qualche Watt di energia elettrica non sembra molto conveniente.
Il mercato è ancora acerbo, quindi molti produttori sono in fase di sperimentazione. Sono sicuro che appena partiranno importanti commesse e la successiva diffusione di massa, i prodotti (in generale) per energy harvesting subiranno decrementi di prezzo significativi. Aumento di produzione, concorrenza e nuovi investimenti nella ricerca per ridurre i costi.
Se pensiamo ai pannelli fotovoltaici, è solo da poco tempo che sono entrati nel mercato i low-cost (affidabili ovviamente)