
Il terremoto in Giappone ha provocato conseguenze in moltissimi settori dell’economia, compreso quello dell’elettronica di consumo. Aziende come Texas Instruments, Canon, Nikon, Sony, Toshiba e Hitachi sono state costrette a chiudere alcuni dei propri stabilimenti per un periodo più o meno lungo, bloccando la produzione e ritardando il continuo sviluppo previsto dalla legge di Moore.
Stabilimenti di elettronica travolti dal terremoto
Il terremoto in Giappone, unito allo tsunami e alla crisi nucleare, ha avuto conseguenze inimmaginabili. Potrebbe perfino influenzare la legge di Moore tanto cara al mondo dell’elettronica, che recita: Le prestazioni dei processori, e il numero di transistor ad esso relativo, raddoppiano ogni 18 mesi. Ma se le aziende di elettronica sono ferme, si ferma anche lo sviluppo.
Nei giorni scorsi il mercato ha lottato per resistere agli effetti negativi del terremoto sulle potenziali interruzioni della catena di approvvigionamento. La Nomura Securities ha pubblicato un rapporto che precisa lo stato delle varie aziende giapponesi tech.
L'elettronica industriale e il settore dei semiconduttori sono stati colpiti abbastanza duramente dal terremoto in Giappone. Ma in primo luogo vale la pena guardare il potenziale impatto del sisma su due settori specifici: le fotocamere digitali e la transizione di Intel verso la realizzazione di transistor ancora più piccoli nei suoi processori. Un aspetto legato fortemente alla realizzazione pratica della legge di Moore.
Per le fotocamere digitali, la relazione dimostra che il sisma potrebbe avere un impatto sulle forniture. Nello stabilimento Panasonic a Fukushima, dove l'azienda produce le macchine fotografiche digitali, il sito è stato designato off-limits a causa delle scosse di assestamento.
Canon è stato un altro dei produttori di fotocamere digitali ad essere colpiti, con uno dei suoi siti per le telecamere e le apparecchiature digitali con "danni relativamente gravi". Ma il rapporto sostiene che è possibile trasferire una parte della produzione a un altro sito. Allo stesso modo, ha avuto danni il sito Canon a Fukushima che produce le testine delle stampanti a getto d'inchiostro. Altri due impianti Canon hanno visto le loro operazioni sospese.
Il problema grosso, però, è Nikon, che ha un totale di cinque siti elencati nel rapporto con le operazioni di produzione sospese. La chiusura degli impianti Nikon non è solo un grande problema per i fotografi, perché sembra possibile che Intel possa sospendere il suo passaggio ai 22 nm a causa della chiusura degli impianti. Addio legge di Moore, quindi.
Tre siti Nikon hanno fanno arrestare le apparecchiature per la litografia, che sono i sistemi di lenti ad alta potenza che usano i produttori di semiconduttori, tra cui Intel. Nikon ha prodotto le apparecchiature di litografia per alcuni degli impianti a 45 nm di Intel, e per tutti gli impianti a 32 nm dell'azienda. La fabbricazione di lenti è stata presumibilmente contratta per fare alcune delle attrezzature litografiche per il prossimo 22 nm di transizione.
La risposta ufficiale di Intel è che la società sta "continuando a monitorare la situazione in Giappone". Un portavoce di Intel ha detto che le "valutazioni preliminari sono relativamente positive dai nostri fornitori diretti, che hanno resistito a questo evento in una forma ragionevole. Le sfide per l’energia e le infrastrutture per i trasporti sono in continua evoluzione e noi continuiamo a monitorare e interpretare le implicazioni per i nostri fornitori. " Ha continuato dicendo che, "come nostra politica noi non discutiamo di determinati fornitori o delle nostre relazioni con loro."
E la lista di danni del terremoto non finisce qui…
Toshiba ha due fabbriche di semiconduttori chiuse, una delle quali sembra essere stata colpito abbastanza duramente, e l'altra di cui si prevede la riapertura questa settimana. Fujitsu ha cinque stabilimenti chiusi, e l'azienda ha appena cominciato a valutare i danni. Una sesta fabbrica che produce PC desktop e server è chiusa e la sua produzione è stata trasferita temporaneamente in un altro stabilimento.
La Texas Instruments ha due fabbriche chiuse per colpa del terremoto, che producono entrambe i circuiti analogici per le forniture elettroniche. Una delle fabbriche sarà chiusa fino a maggio, mentre l'altra si spera possa essere operativa entro la metà di aprile.
Hitachi ha cinque stabilimenti chiusi e la società sta iniziando a valutare i danni. La Fuji Electronics sembra essere rimasta relativamente indenne, mentre la Mitsubishi ha sospeso le operazioni in un impianto che produce attrezzature di telecomunicazione. Inoltre, le operazioni sono state sospese in cinque siti Panasonic. La fabbrica di TV LCD Sharp è in condizioni relativamente buone: l'attività dell'impianto non è stata sospesa, è solo stata ridotta a causa di blackout.
La Sony è stata l’azienda di elettronica di consumo più colpita dal terremoto giapponese, con le attività di produzione sospese o ridotte in sette diversi impianti, che producono una vasta gamma di prodotti, come Blu-ray, semiconduttori e lettori DVD.
Emergenza Giappone: gli aggiornamenti delle aziende di elettronica in tempo reale.


di recente toshiba ha perso già il 25% della sua produzione di wafer e derivati in un suo stabilimento giapponeseper un blackout, questo deve essere stato proprio un duro colpo…
Che il terremoto in Giappone potesse aver portato forti danni anche alle aziende di produzione elettronica si immaginava, ma i numeri così spiattellati fanno riflettere seriamente sull’entità delle possibili conseguenze riguardo lo sviluppo tecnologico. Spero vivamente che si tratti solo di un ritardo, anche perchè le aziende giapponesi hanno tanti altri stabilimenti stanziati nel mondo e non ci metteranno tantissimo a recuperare i regimi di produzione precendenti al terremoto…
Giustamente quella sono state una delle mie prime riflessioni quando ho sentito parlare del Giappone ,
come sarebbe andato avanti la costruzione di semiconduttori dopo il terremoto ,
avevo visto un documentario un po’ di anni fa dove mostravano la fabbrica di Intel che era anche contagiato contro sismi di altitudine molto potenti , ma visto che la natura non ha limiti e impone la sua forza anche quelli sono andati a male ,
Ormai la Legge di Moore era arrivato ai sgoccioli visto che la tecnologia è diventata sempre più complessa e non si possono scindere fino ad un certo limite fisico è il fatto che ormai siamo arrivati a qualche decina da atomi è andare più giù con dispositivi più fini sarebbe da tagliare un atomo in due che non è possibile .
La catasta di Giappone ha solo indotto più velocemente a quella rallentamento già avviato dalla tecnologia della Legge di Moore
se qualcuno avesse piacere di approfondire la Legge di Moore .
http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Moore
Nella lista non viene citata la Olympus che produce fotocamere digitali che ha dovuto fermare la produzione delle reflex. C’è da aggiungere che oltre a questo anche i mercati hanno reagito negativamente sulla quotazione dello yen giapponese. E’ evidente che certi eventi condizionano in modo direttamente proporzionale lo sviluppo di un intero paese.
Mi chiedo oggi chi acquisterebbe del materiale da fabbriche vicine al sito dei reattori nucleari sapendo i livelli di radioattività raggiunta.
Nell’articolo si parla di violazione della legge di Moore ed è doveroso, a mio avviso, iniziare questo commento citando un minimo su questa legge.
La legge di Moore descrive un trend a lungo termine nella storia dell’integrazione di transistor su die di semiconduttore. Il numero di transistor che possono essere contenuti in un circuito integrato raddoppia approssimativamente ogni 18 mesi ( o se vogliamo moltiplicano di un fattore radice di 2 ogni anno). Questo trend si è effettivamente verificato per più di mezzo secolo e si prospettava un continuo verificarsi almeno fino al 2015-2020. Le capacità di molti dispositivi elettronici digitali sono fortemente connesse alla legge di Moore: velocità di processa mento, capacità di memoria, sensori e anche il numero e le dimensioni di pixel nelle fotocamere digitali. Quindi, quella di Moore vuole rappresentare una legge di previsione su quello che può essere lo sviluppo tecnologico in ambito elettronico nel corso degli anni.
Il Giappone, come altri territori dell’Asia quali Cina e Taiwan, rappresenta il polo tecnologico per eccellenza al quale il mondo si rifà per l’importazione dell’elettronica, dai processori alle memorie, alle celle fotovoltaiche. Purtroppo, proprio in Giappone, sorgono i principali centri di lavorazione del silicio e di realizzazione di circuiti integrati che sono riusciti , fino ad oggi, a seguire il passo di sviluppo tecnologico e di integrazione annunciato da Moore. Il traguardo dei 22nm stava per essere tagliato proprio dall’aziende giapponesi adottando sistemi di fotolitografia avanzata (tramite l’ausilio di specchi di diffrazione e raggi a radiazione EUV). Utilizzo tempi verbali al passato perché purtroppo, come l’articolo ha avuto modo di annunciarci, per via della catastrofe in Giappone tale traguardo rischia fortemente di slittare nel tempo. Ma a parte le aziende di produzione di circuiti integrati in senso diretto, chi ci sta rimettendo o ci rimetterà nel futuro prossimo prima della ripresa dei pieni regimi da parte dei colossi della tecnologia nipponica?
Prendiamo dati alla mano per dimostrare che lo scenario tecnologico attuale rischia davvero una crisi senza precedenti:
dall’industria nipponica dipende il 20% dei semiconduttori (e questo l’abbiamo già abbondantemente evidenziato); l’intera produzione mondiale delle pellicole protettive per monitor a cristalli liquidi; l’89% dei software per videogiochi; il 46% delle pile per telefonini; il 75% dei sistemi di navigazione per auto, il 70% dei condensatori di alluminio, l’80% degli elettrodi per batterie e sistemi di controllo per moduli di memoria, sino al 90% dei wafer di silicio e circuiti integrati.
L’effetto immediato è che i prezzi delle memorie Dram, ad esempio, sono già aumentati del 7 per cento, mentre quelle delle memorie flash del 10 %. Secondo gli statisti, la previsione futura a breve termine è che questi incrementi di prezzo potrebbero anche raggiungere e stabilizzarsi su un + 20 %. Questo vuol dire che oltre ad una corsa all’accaparramento dei semiconduttori disponibili sul mercato, ci sarà un generale rialzo dei prezzi dei device, in particolare di quelli per cui è previsto l’avvio di produzione nei prossimi mesi, come sono i “tablet”, ad esempio, che tutte le aziende del settore stanno lanciando in questi mesi.
Ho letto che forniture globali _complessive_ di wafer di silicio sono state tagliate del 25% netto. Questo non è un dato buono se si pensa ai costi dei dispositivi che senza se e senza ma aumenteranno in maniera decisamente sensibile… è poco ma sicuro. Forse non è questo l’argomento principale del topic, ma diciamo che la diminuzione della produzione di wafer è il male minore in tutta questa faccenda. Se le fabbriche chiudono migliaia e migliaia di persone devono tornare a casa, e probabilmente molti di loro la casa non ce l’hanno nemmeno più! e ora che sono senza lavoro che fanno?
La carenza di silicio a livello mondiale è la parte meno brutta di tutta questa faccenda. In fondo della legge di moore chi se ne frega? Sappiamo tutti che per 40 anni è stata solo una approssimazione lineare di quella che è il naturale sviluppo della tecnologia. A me viene anche il dubbio che sia stata una evoluzione anche parzialmente forzata. Intel è stata da sempre (o comunque lo è da molti anni) dominatrice del mercato CPU, In pratica ha sempre potuto fare tutto di testa sua, e in particolare, secondo me, le è costato poco fare in modo che i prodotti rilasciati coincidessero con le previsioni di gordon moore. Io personalmente ho visto la legge di moore solo come una curiosità… un aneddoto. È chiaro che le cose non possono andare così all’infinito e che prima o poi qualcosa rallenterà! soprattutto in vista del fatto che ora i transistor li produciamo di 20nm, ed è decisamente poco… si mira come limite ultimo a produrre transistor di 4nm nel 2020, In ogni caso, pure se ci si riuscisse la legge di moore ha gli anni contati! Avevo letto qualche anno fa su un giornale che se ipoteticamente avessimo continuato a questo trend, entro qualche secolo i processori avrebbero dissipato talmente tanta potenza che non sarebbero bastati gli oceani a raffreddarli. Sono dell’opinione che per sviluppare processori più potenti bisogna puntare di più sugli algoritmi elaborativi che sull’integrazione. Probabilmente questo è il momento adatto proprio per investire sullo sviluppo di logiche più raffinate, ora che in ogni caso la produzione è rallentata.In definitiva chissenefrega della legge di moore.
Per quanto riguarda l’elettronica più di consumo invece, probabilmente basterebbe solo convincere i consumatori a utilizzare ancora un pò le loro televisioni. Al giorno d’oggi, da quello che ho visto, uno compra la televisione nuova per guardare le immagini in alta definizione (e magari uno è pure astigmatico e non vede niente lo stesso) oppure in 3D. Se i prezzi venissero aumentati di molto, almeno mentre gli impianti vengono riparati, il danno sarebbe abbastanza contenuto… La clientela potrà aspettare. Il problema (ovviamente sto descrivendo la situazione solo dal mio punto di vista) è che gli economisti non la pensano così, e in ogni caso, anche in situazioni così burrascose, la cosa alla quale si da più importanza è sempre il denaro.
In definitiva il mio pensiero è: non fa niente se non ci arrivano i circuiti integrati, pensiamo alle famiglie di chi prima li produceva.
Sembrerebbe un paradosso che lo stato attuale del Giappone si riscontra con la legge di Moore,si potrebbe pensare che potremmo “rimanere indietro” di qualche anno per quanto riguarda la progressione della tecnologia elettronica nel tempo,e quindi non sono periodi da sottovalutare tanto per rimanere a tema consiglio di vedere la un’altra citazione di Moore:« L’investimento per realizzare una nuova tecnologia di microprocessori cresce in maniera esponenziale con il tempo. » ed ecco un secondo paradosso,sempre parlando del Giappone riferendosi a questa legge si potrebbe dire che è fermo alla generazione odierna perchè non penso sia possibile rimettere in piedi i grandi stabilimenti delle multinazionali più importanti nel campo dell’elettronica di consumo,vedi Nikon,Toshiba,Canon,Sony,Texas Instruments..ecc
Il silicio è il secondo e più comune elemento della crosta terrestre, ovvero circa il 25,7% della crosta terrestre. Parlare di carenza di silicio, sinceramente, mi sembra, assurdo.
si, questo è vero, ma il problema è che comunque non basta una manciata di sabbia per fare un integrato… Il silicio metallurgico è poco puro… va depurato e ne va estratto del silicio quanto più puro possibile che andrà ad essere lavorato secondo il processo Czochralski.
http://it.wikipedia.org/wiki/Processo_Czochralski
come puoi leggere è un processo molto sofisticato e molto lento… si parla di una produzione di mm al minuto per quei “salamoni”… Una produzione in tempi brevi prevede impianti molto ampi e grandi investimenti, visto che poi tutta la lavorazione va effettuata esclusivamente in ambienti privi di polvere. La comunità europea da un pò di tempo sta cercando di incentivare la costruzione di fabbriche di semiconduttori anche in europa, visto che alcune delle maggiori aziende che forniscono la tecnologia per la realizzazione di integrati sono europee. Forse è la volta buona che costruiscono qualche impianto di produzione anche da queste parti, bisogna però trovare chi lo fa l’investimento… Forse a breve avremo la Berlusconi Semiconductors 😛
di ciò che dici???? forse ti sei dimenticato della SGS Microelettronica che era nota come SGS-ATES che tutt’ora si trovano transistor, integrati e persino valvole, fabbrica nata dall’unione della ATES (Aziende Tecniche ed Elettroniche del Sud) e la SGS (Società Generale Semiconduttori che era nata precendentemente nel 1957, oppure scrivi tanto per scrivere, senza contare che (speriamo di si) dovrebbe aprirsi la Sharp Italia per la costruzione di pannelli solari fotovoltaici e televisori a led.
non ho detto che non ci sono fabbriche, e se l’ho detto ho sbagliato, ma comunque non c’è paragone tra la capacità produttiva europea e quella della silicon valley e dell’ estremo oriente… sono _poche_ le aziende europee con fabbriche in europa. Comunque la notizia della Sharp Italia mi è nuova! mi fa piacere questa cosa
Questo terremoto tsunami ha provocato davvero un sacco di danni. Le aziende citate sono davvero di grande rilevanza. Avevo sentito che persino la Apple aveva ritardato le consegne dell’ipad poichè alcuni dei componenti che contiene erano prodotti in fabbriche disclocate in giappone. Queste erano state colpite dal terremoto e avevo rallentato la produzione e ritardato le consegne negli usa principalmente..non ricordo dove l’ho letta, ma non credo di dire una stupidaggine…
D’altronde non si può nulla contro la forza della natura, si può affrontare i terremoti forse, ma non si può nulla contro l’acqua degli tsunami o dei maremoti. E ancora meno si può fare con i disastri nucleari. La radioattività è un nemico invisibile ma letale.. Meno male che non influisce sui componenti elettronici =)
la berlusconi semiconductors sarebbe un incubo!! Anche li no!!! Comunque c’è da dire che ormai l’arseniuro di gallio si sta ritagliando sempre più un buon pezzo di mercato viste le sue prestazioni superiori anche se non sarà mai “diffuso” come il silicio per l’abbondanza di quest’ultimo e per i costi + elevati di produzione… Essendo quindi un prodotto d’elite la dove non sono necessarie prestazioni elevate continua ad essere valido il silicio.
Ad ogni modo sarebbe interessante avere anche fabbriche che si occupino dell’arseniuro di gallio (magari) in italia vista il costo di questo composto!
Contro l’acqua dei maremoti e tsunami basterebbe costruire case a quote più elevate… il giappone è rimasto duramente colpito poichè la popolazione in rapporto al territorio a disposizione è terribilmente superiore! Perciò costruiscono ovunque anche in riva al mare per questo motivo le tanto temute onde hanno fatto più danni che mai. Contri i terremoti sono all’avanguardia più di tutti suppongo basti pensare a questa simulazione di tutte le scosse che hanno colpito il giappone:
http://www.japanquakemap.com/
In italia scosse dal 5.9 al 6.3 grado della scala Richter hanno portato devastazione senza la presenza di tsunami ecc.
Mentre il problema degli tsunami pare veramente insormontabile per il giappone!
per evitare i maremoti, dipende dalla configurazione morfologica del terreno, credo che un tsunami sia difficilmente affrontabile in qualsiasi paese con delle coste, pensa a ciò che è successo a Messina nei primi del ‘900 oppure recentemente con l’alluvione di Giampilieri e le zone limitrofe. Se hai tempo guarda questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=9thWgPFxWxU&feature=related
Credo sinceramente che il danno non sia così grave di quanto si pensi (per la legge di Moore intendo), visto che il Giappone è si il più grande produttore di prodotti di elettronica di consumo, ma ci sono anche molte altre case costruttrici, e che hanno stabilimenti di produzione anche altrove e non solo in Giappone. Il problema più grosso, invece, che credo sia molto rilevante, è la perdita che queste aziende produttrici stanno avendo, se si pensa, che l’ intel non può più produrre i numero considerevole, i suoi processori, e che non può progredire con il lavoro di rimpicciolire ancora di più i transistori nei processori, non potrà portare al mondo delle idee innovative, e questo per la società è un duro colpo economico. Se si pensa che la Canon non può più produrre delle fotocamere digitali in numero considerevole, avrà senz’altro un calo economico, che è un grosso danno per l’azienda, e il fatto che sono state colpite le aziende produttrici di cartucce a getto d’inchiostro, significa che se non si ristabilisce in fretta, tra poco tempo potremo anche rimanere a secco con le nostre stampanti e non ci sono le cartucce per sostituirle, o che le cartucce costeranno molto di più.
Ho visto un filmato di una città costiera giapponese di quelle colpite dall’ultimo tsunami, e c’erano dei muri di cemento armato decisamente alti. il problema è che l’onda che è arrivata era alta 10 maledetti metri, quindi ha sorpassato senza problemi tutte le protezioni. Si poteva fare davvero poco per limitare i danni. era inevitabile.
Da quanto si è potuto evincere dalle constatazione degli esperti, per potersi difendere dallo tsunami, i terittori giapponesi dovevano disporre di barriere alta almeno 15mt o addirittura sovraelevare di 15 metri gli edifici non solo in prossimità della costa, ma anche oltre… chiedendo alla mia ragazza che studia ingegneria civile mi è stato risposto che ovviamente mettere delle barriere alte 15 metri lungo le coste è umanamente inconcepibile, come è inconcebibile erigere pilastri alti 15mt dal suolo su cui poi costruire quello che è il primo piano dell’edificio. Purtroppo quella che passa a cavallo del giappone sembra essere l’unica faglia che ogni anno si sposta di 15 cm, e non si stava facendo altro che accumulare energia per poi sprigiorla nel terremoto che abbiamo visto essersi verificato. Lo tsunami è solo stato la conseguenza di tale terremoto!
No no, non hai detto nessuna stupidaggine. La sciagura in Giappone ha provocato danni ingenti alle strutture e ai macchinari di grosse aziende operanti nel settore della trasformazione dei semiconduttori ma non solo… La Apple avrebbe ritardato l’uscita negli store se la catastrofe in Giappone si fosse verificata prima del 11 marzo, cioè durante la produzione del primo lotto di Ipad2. Siccome però buona parte dei componenti approvvigionati dal Giappone Apple gli aveva già nei suoi magazzini all’atto della produzione della prima trafila del famigerato tablet, allora almeno la data l’uscita negli store è stata rispettata. Al contrario, siccome la pellicola protettiva per gli schermi, le memorie dram e altri componenti che ora mi sfuggono sarebbero in continua importazione dal Giappone, va da se che ora ci saranno dei ritardi per la consegna delle prossime scorte ai vari store. In poche parole, il terremoto ha messo in ginocchio non solo il Giappone, ma un po’ tutta la tecnologia mondiale (carta canta purtroppo) e a questa non poteva sottrarsi la mela morsicata di cupertino.
Viviamo tutti sullo stesso pianeta d’altronde. E mai come oggi siamo più vicini. Le comunicazioni ci permettono di comunicare ovunque con chiunque. I trasporti ci permettono di spostarci facilmente e velocemente.
In ambito tecnlogico siamo ancora più legati, proprio come dici tu!
Meno male che non ho detto una cavolata. tra l’altro ne ho avuto conferma, leggendo su un blog che anche i componenti dell’iphone 5 hanno subito rallentamenti 😀
L’arseniuro di gallio è un semiconduttore composito avente particolari caratteristiche fisiche che lo rendono adatto per la realizzazione di circuiti veloci (che operano ad alta frequenza). Ad esempio sono caratterizzati dall’avere un’alta mobilità degli elettroni rispetto al silicio ma di contro presentano una bassa mobilità di lacune sempre rispetto al silicio. È un materiale a band gap diretto (al contrario del silicio) ampiamente utilizzato quindi nella fabbricazione di dispositivi optoelettronici. La bassa mobilità delle lacune lo rendono poco adatto nella realizzazione di dispositivi bipolari, mentre sono fortemente utilizzati per la produzione di mosfet a canale n (in realtà non sono dei veri e propri mosfet, ma ci somigliano abbastanza). Tutta questa premessa è servita per chi, essendosi affacciato da poco al mondo dell’elettronica, seguendo questa discussione sui semiconduttori potrebbe sentirsi perso nei concetti. All’università certe cose te le dicono, chi si informa sui libri e su internet e sa dove e cosa cercare lo saprà pure, ma chi intende chiedersi cosa c’è dietro i circuiti integrati che utilizziamo, potrebbe prendere questa premessa come spunto di ricerca e di studio… alla cultura non si dice mai di no… perché tutto passa nella vita, anche una donna, ma la cultura che ti fai oggi non passerà mai (cit. il grande saggio del mio dermatologo :))
L’articolo è veramente interessante ma gli manca un grafico comparativo del prima e dopo terremoto. In realtà non credo che gli sviluppi della tecnologia, e quindi la possibilità di continuare a seguire la legge di Moore siano in pericolo. Una cosa sono gli stabilimenti di produzione, un’altra quelli di ricerca e sviluppo. Dall’articolo non si evince se anche gli uffici di ricerca e sviluppo sono situati nelle zone sismiche, o altrove e quindi non siamo in grado di dare una risposta esatta ma si possono immaginare due scenari: il primo in cui ricerca e sviluppo e produzione siano localizzati entrambi in zona sismica, e in questo caso la pendenza della curva della legge di Moore può abbassarsi. Un possibile secondo caso è avere la ricerca altrove, e qui altre due diversificazione di ipotesi: fermando il ciclo di produzione ci saranno meno incassi e magari per far quadrare i conti tolgono fondi alla ricerca e in questo caso la pendenza della curva della legge di Moore si abbassa. Ma se decidono di non tagliare il budget, allora anche l’arresto della produzione non può ostacolare che la legge di Moore sia seguita. Ovviamente ogni azienda può intraprendere decisioni diverse e quindi bisogna vedere l’effetto totale delle singole decisioni.