
I ricercatori della Purdue University, Indiana, USA, hanno creato dei fotosistemi artificiali utilizzando i nanomateriali ottici per la raccolta di energia solare.
La creazione del nuovo tipo di cella solare che si auto-ripara utilizzando nanotubi di carbonio e del DNA si spera essere in grado di aumentare la durata della cella solare e ridurre il costo della sua produzione per rendere le celle solari più accessibili.
Il progetto utilizza i nanotubi di carbonio a parete singola nella struttura delle cellule di luce raccolta come fili molecolari e utilizza il riconoscimento molecolare e la metastabilità termo-dinamica (la capacità di un sistema di essere continuamente dissolto e ricomposto).
Il progetto dei ricercatori utilizza i nanotubi di carbonio ancorati nei filamenti di DNA che sono stati progettati per avere specifiche sequenze di nucleotidi e che permettono loro di riconoscere e legarsi ai cromofori della cella solare. Quando il DNA riconosce i cromofori, il sistema si ricompone spontaneamente.
I ricercatori ritengono che il concetto potrebbe creare una cella foto-elettro-meccanica che opera a pieno regime a tempo indeterminato, purché vi sia una fornitura di cromofori.

anni fà avevo letto uno scritto di Montanelli che spiegava il fatto, spesso reale, in cui dopo aver letto un titolo esso non veniva sviluppato nell’articolo…..
Sinceramente,l’articolo non mi aiuta a comprendere se sono chimere dei ricercatori oppure c’è un possibile sbocco reale.
e’ proprio sicuro che la tecnologia dei nanotubi di carbonio, permetta una riduzione dei costi industriali delle attuali celle fotovoltaiche?
Caro ermenek37 non siamo ne giornalisti qualificati come Montanelli e nemmeno ricercatori come i ragazzi della Purdue University…. purtroppo.
Siamo solo progettisti elettronici, quindi perdonaci se la nostra news è abbastanza sintetica (in genere approfondiamo gli argomenti con articoli tecnici nel nostro blog, ma questa è la sezione news).
Il nostro intento era solo di dare la news, per approfondimenti scientifici ti invito a consultare la fonte:
http://www.purdue.edu/newsroom/research/2011/110104ChoiSolar.html