
Curare la dislessia non è ancora possibile. Ma alcuni nuovi studi condotti su bambini dislessici grazie alla risonanza magnetica hanno dimostrato che possono essere sviluppate delle tecniche per aiutare i soggetti colpiti da questo disturbo a migliorare le loro capacità di lettura e scrittura. Esistono infatti aree del cervello che vengono stimolate più di altre durante questi processi cognitivi e questo può suggerire alcune strategie per trattare la dislessia.
Lettere e numeri che si confondono: ecco la dislessia
Curare la dislessia è un sogno che coltivano milioni di persone in tutto il mondo. La dislessia è una sindrome classificata tra i Disturbi Specifici di Apprendimento e la sua manifestazione principale consiste nella difficoltà che hanno le persone a leggere velocemente e correttamente ad alta voce. Questi problemi non sono legati a scarse capacità intellettive, a mancanza di istruzione, a cause esterne o a deficit sensoriali. Il bambino dislessico spesso compie errori caratteristici come l'inversione di lettere e di numeri o la sostituzione di lettere, a volte non riesce ad imparare le tabelline e la sequenza delle lettere dell'alfabeto. Può confondere la destra con la sinistra o i concetti che riguardano le sequenze temporali (ieri e domani). Non tutti i dislessici hanno gli stessi problemi.
La dislessia è un fenomeno che colpisce tra il 5 e il 17 per cento dei bambini americani. In Italia non ci sono dati certi, ma sembra che la dislessia riguardi un milione e mezzo di persone, tra bambini e adulti.
La dislessia è un disturbo di apprendimento che rende difficile la lettura. Molti bambini dislessici sono in grado di apportare miglioramenti sostanziali, ma non è ancora chiaro come riescano a farlo, e con le prove standardizzate di lettura non è possibile prevedere quali tra questi bambini potrebbero diventare lettori più bravi. Ora il MIT e i ricercatori di Stanford hanno dimostrato, per la prima volta, che le scansioni cerebrali possono fare proprio questo.
La scoperta potrebbe aiutare gli scienziati e gli educatori a sviluppare nuovi metodi didattici in grado di sfruttare le vie del cervello che i bambini dislessici sembrano utilizzare per compensare il loro handicap. Una speranza per curare la dislessia, anche se si tratta di una prospettiva non immediata. Questa è l’opinione di Giovanni Gabrieli, docente di Scienze Cerebrali e Cognitive e autore dello studio. Tali strategie possono essere in grado di aiutare i bambini dislessici a prescindere da quale schemi cerebrali mostrano, anche se lo scienziato aggiunge che strategie differenti possono essere giustificate in funzione del modello di cervello.
Lo studio per curare la dislessia
Gabrieli e i suoi colleghi hanno studiato 25 bambini con dislessia, tutti di età compresa fra 11 e 14 anni, e anche 20 lettori “normali” della stessa età. Il cervello di ogni soggetto è stato ripreso con la risonanza magnetica funzionale (fMRI) mentre il bambino decideva se certe coppie di parole erano in rima.
Due anni e mezzo dopo, i ricercatori hanno scoperto che i bambini dislessici che hanno avuto un miglioramento erano quelli la cui iniziale risonanza magnetica aveva mostrato la maggiore attività nella corteccia prefrontale destra e le più forti connessioni neurali in fasci di materia bianca, le cellule nervose che trasmettono i messaggi da un parte del cervello all’altra nella stessa zona.
La corteccia prefrontale destra sembra essere coinvolta nella memoria visiva, nota Gabrieli. Lo scienziato dice che i bambini dislessici possono fare uso di questa area per memorizzare le parole. Altri studi hanno dimostrato che i lettori “normali” usano sempre meno la corteccia prefrontale destra dato che si spostano dal memorizzare parole per capire "al volo", traducendo le lettere in suoni. Tale compito richiede aree di elaborazione del linguaggio che si trovano nell'emisfero sinistro.
Le nuove scoperte suggeriscono che superare le loro difficoltà di lettura i bambini dislessici in qualche modo riescono a bypassare le aree cerebrali normalmente utilizzate per la lettura, ha detto Gabrieli. "Sembra che stiano utilizzando una strategia completamente diversa".
Sapere quali sono le regioni cerebrali che funzionano meglio negli studenti dislessici può aiutare gli educatori a sviluppare nuovi metodi di insegnamento e i medici a sviluppare un modo per curare la dislessia. Una possibilità potrebbe essere quella di enfatizzare un approccio più visivo, simile alla "velocità di lettura", anziché insegnare ai bambini dislessici a tradurre le lettere in suoni.

“La dislessia è un fenomeno che colpisce tra il 5 e il 17 per cento dei bambini americani” Alt! Questi sono i bambini che vengono dichiarati dislessici. Quelli che lo sono per davvero sono (per fortuna) meno del 2%! Infatti spesso viene confusa la dislessia con la difficoltà di apprendimento di un bambino, e vengono classificsti come dislessici bambini che non lo sono, ma hanno solo difficoltà a leggere. Mi fa immenso piacere sapere che una cura a questo problema c’è, o almeno si intravede.
In fondo era questione di tempo. Una volta capiti i meccanismi che portano il problema, trovare una soluzione (o metterci una pezza) dovrebbe essere quasi immediato
questo articolo mi ricorda tanto l’impegno e la caparbietà di Fabrizio87 nel dimostrare, seppure convivendo con il problema della dislessia, una grande forza di volontà nel migliorarsi e soprattutto una grande cultura, su un pò tutti quelli che sono gli ambiti culturali coperti da Elettronica Open Source. Grande stima per Fabrizio e per tutti coloro che con questo problema ci combattono ogni giorno!
Io penso che anche la lettura sia in grado,non di curare ma alleviare la dislessia quindi l’associazione fra suoni e lettere ne è un passo importante e di certo non da sottovalutare,anche se con la tecnologia dei nostri giorni nel campo della medicina sta compiendo passi da gigante.
Un articolo che ha fatto un pochino di scalpore visto che è stato pubblicato e anch’io l’ho pubblicato come link su diversi blog e FaceBook.
La prima considerazione che emersa è il fatto che le dislessia non essendo una malattia non si può parlare di vera e propria cura,
per cosa mi riguardaLa penso pochino più stretta la cosa,
Attualmente si studia moltissimo la dislessia a livello neurologico ottenendo pessimi risultati o se no risultati nulli sottoponendo anche io nel caso specifico ad esami forzati avendoli subiti in ch’io e posso garantire che non vale la pena subire risonanze magnetiche se uno non vuole farle e per di più soffre di claustrofobia provocandomi problemi psicologici tuttora.
La linea guida più giusta secondo me e tanti la pensano come me sarebbe semplicemente altri metodi d’insegnamento che attualmente funzionano molto bene visto che io frequento l’università senza avere grossi inoltre questi metodi didattici sono ampiamente conosciuti e facili da applicare ma necessitano della disponibilità sia del corpo insegnante gli specialisti medici, questi due gruppi essendo molto refrattari ad usare questi metodi preferiscono moltissimo cercare altre vie per far diventare dislessia inesistente.
tengo a precisare che le dislessia non è solo un problema di lettura ma un modo di essere,
il problema della lettura è solo la punta si emerge della aisberg è quella più problematica, in realtà negli stessi abbiamo tutto un’altra serie di vantaggi stesse volentieri siamo molti più intelligente della media, la nostra creatività è necessaria e tante altre caratteristiche che non starò qui elencare le mani in realtà sarebbe necessario visto che la letteratura su questo argomento è molto scarsa al profitto di quella piuttosto poco utile nella vita pratica per il dislessici.
Sono piuttosto contento di essere dislessico anch’essi spesso volentieri mi fa soffrire e mi obbliga a lavorare più sono tutti gli altri per ottenere lo stesso risultato senza che mai venga perfino riconosciuto questo sforzo ma ormai vivo solo di soddisfazione personale non importa più degli altri.
Una delle ultime grandi soddisfazioni è stato su questo terreno delle elettronica open source,
Dove ho potuto concorrere in questi diversi concorsi e ottenere i buoni risultati e molto autostima è una cosa molto importante per i dislessici e infine soprattutto il fatto di rendermi conto che posso ancora anche con persone dette normali.
grazie per questa soddisfazione e grazie elettronica open source,
Adesso con elettronica open source mi lanciò nuova sfida scrivere articoli da pubblicare.
Infine devo ringraziare Le altre persone che mi hanno accettato per la mia diversità.
Fabrizio Ciciulla
Buongiorno, sono una logopedista che si occupa di dislessia. Bisogna stare attenti al modo in cui si comunica una notizia come questa.
A parte il fatto che la dislessia NON E’ UNA MALATTIA (come già scritto dal precedente utente), inoltre dire che la Risonanza magnetica la possa curare non è vero. Tali esami (e su questo niente di nuovo all’orizzonte) possono aiutare a capire il funzionamento del cervello in una neurodiversità come la dislessia, per capire anche quali approcci siano piu adeguati.
Rossella Grenci
Buongiorno a lei!
Il nostro compito, da blog scientifico, è riportare notizie, ricerche, studi ed approfondimenti. L’articolo si basa appunto su degli studi effettuati in uno dei più importanti Istituti, il MIT, in questo caso anche in collaborazione con Standford.
Non mi sembra che nell’articolo venga riportata la parola "malattia" ma è chiarito subito all’inizio che "La dislessia è una sindrome classificata tra i Disturbi Specifici di Apprendimento…."
L’associazione dislessia-malattia è stata fatta dai lettori, associando cura-malattia.
Sulla questione della risonanza magnetica, mi sembra che l’articolo sia molto chiaro. E’ una ricerca, uno studio sperimentale fatto da autorevoli scienziati.
Chi ha detto che la risonaza magnetica cura la dislessia???
Ma che la risonanza magnetica possa aiutare a comprendere meglio alcuni aspetti del disturbo e quindi approcciarne meglio la cura (o la didattica come preferisce), questo lo dicono in molti 🙂
Ora rispondo invece da progettista elettronico:
E se la sperimentazione (tramite appunto la risonanza magnetica) portasse tra X anni ad una cura?
>La prima considerazione che emersa è il fatto che le dislessia non essendo una malattia >non si può parlare di vera e propria cura
Permettimi di dissentire, io, da tecnico (assolutamente NON è un parere medico ma personale) la vedo cosi:
La dislessia non è una malattia e OGGI non si può parlare di vera e propria cura,
ma DOMANI grazie alla ricerca FORSE!
Inoltre volevo farti i complimenti per quanto raggiunto nei vari concorsi dell’elettronica open source e, devo dirti:
ho notato un forte miglioramento nella scrittura!
Sei a percentuali di errore molto basse! Complimenti!
Come ha già sottolineato Emanuele, ho specificato che la dislessia è considerata “una sindrome classificata tra i Disturbi Specifici di Apprendimento”. Ovviamente questo non lo dico io, dato che non sono un medico e non mi occupo quotidianamente di questi temi, ma diverse fonti che ho consultato per scrivere l’articolo. Certo si tratta di un disturbo molto particolare, ma si sa che comunque la definizione di “malattia” è una costruzione sociale che cambia nel tempo, e ciò che viene definito “malattia” oggi potrebbe non esserlo domani, e viceversa.
Inoltre è vero, non esiste ancora una cura. Infatti nell’articolo dico che questi nuovi studi (autorevoli) portano una nuova SPERANZA per chi soffre di dislessia. Possono aiutare a capire meglio quali sono i meccanismi del cervello alla base della dislessia e quindi in un futuro (più o meno remoto, nessuno può saperlo) a una cura.
Concordo con Emanuele e Rossella,
“curare” a mio avviso non significa soltanto prendere una pillola, ma, come in questo caso, seguire una serie di protocolli comportamentali che, nel lungo periodo possono portare a guarigione. “guarigione” intesa come percentuale di allontanamento dal soggetto normale veramente bassa.
Sembra come se alcuni medici facciano fatica ad uscire dalla “zona di comodo”.
Quello che 50 anni fà era impensabile da curare, oggi è routine, quello che oggi ignoriamo, tra dieci o venti anni sarà all’ordine del giorno, forse anche la cura per la dislessia! La ricerca serve proprio a questo, per fortuna!