
Un indirizzo internet per ogni lampadina! GreenChip fa diventare realtà la rete di illuminazione ad alta efficienza energetica basata su internet - per applicazioni residenziali e commerciali.
GreenChip iSSL e GreenChip iCFL di NXP portano la connettività IP wireless, l'illuminazione a basso consumo energetico e standby a basso consumo (fino a 50 mW) in una soluzione compatta e a basso costo che permette nuovi modi di controllare le luci e la gestione del consumo energetico.
Il software di rete JenNet-IP offre la connettività wireless ultra-low-power per i moduli GreenChip ISSL e GreenChip iCFL. JenNet-IP è un "mesh-under tree network" 6LoWPAN, creato per applicazioni residenziali e industriali.
NXP supporta una soluzione di illuminazione completamente smart con GreenChip. Il loro portfolio di prodotti di illuminazione include alta efficienza, convertitori con standby a basso consumo, CFL, solid state LEDs (SSL), driver TL e prestazioni elevate, IEEE802.15.4 a bassa potenza compatibile con ricetrasmettitori single-chip e microcontrollori. NXP supporta anche gli stack Zigbee e JenNet.
Le soluzioni sono molto flessibili, in modo da poter aggiungere ulteriori funzionalità di illuminazione intelligente come oscuramento remoto e regolazione del colore. Preparatevi per "l'internet delle cose" - un mondo in cui ogni apparecchio può essere monitorato e controllato attraverso un indirizzo IP.

Davvero, non capisco il senso che ha fornire di connettività una lampadina da 50mW. Questo è un consumo davvero irrisorio, e non costituisce pericolo per nessun sistema ambientale (la mia torcia consuma molto di più, e non lo dico per fare lo “sborone”).
Sono favorevole alla misurazione dei consumi, soprattutto per evitare gli sprechi, ma monitorare ogni minuscola lampadina, e assegnare un indirizzo IP a ogni dispositivo sia esagerato. È vero che ora che è arrivato IPv6 stiamo tutti più tranquilli che gli indirizzi a disposizione non stiano finendo, ma non per questo bisogna farne abuso. Controllo e misura devono esserci, per i dispositivi che hanno un consumo maggiore, dell’ordine dei Watt. In quel caso possono solo far bene. È da un pò di tempo che fioccano su internet, specialmente sui siti di elettronica fai da te sistemi per la misurazione della potenza assorbita da elettrodomestici, sistemi di illuminazione e tutto il resto. Ci sono anche un sacco di software che gestiscono i dati raccolti da questi dispositivi, uno fra tutti (forse il più famoso) è Google power meter.
È sempre una notizia molto recente, quella che Google vuole entrare nel mercato dell’energia green. Mettendo tutte queste cose insieme ricaviamo che quello della misurazione dei consumi è un percorso in pratica obbligato e voluto da molti, e come ho già detto, e ribadisco, è una cosa buona. Probabilmente però la fabbricazione, la distribuzione e l’assemblaggio di un chip che comunichi informazioni tramite 6LoWPAN sui consumi di una lampadina da 50mW, forse produce più inquinanti di quanto ne produca la lampadina stessa in tutto il suo ciclo vitale, dall’estrazione delle materie prime in miniera, all’energia consumata durante la sua vita utile.
Ho visto comunque in questi anni che mi sono appassionato all’elettronica molti sistemi per il controllo del consumo di potenza da parte delle apparecchiature, e moltissimi di questi implementavano sistemi di comunicazione wireless a bassa potenza, spesso basati su zigbee, ma forse questa non è la via giusta per una distribuzione di massa di questi articoli. Per avere successo commerciale ovviamente i dispositivi e la circuiteria utilizzata devono essere economici, ma implementare uno stack Zigbee, per quanto possa essere economico, presenta delle alternative che lo sono ancora di più. Ora non ricordo i nomi dei protocolli, ma di recente ho ascoltato proprio a un convegno una presentazione sui principali protocolli wireless, e ce ne sono alcuni che occupano proprio pochissimi byte di memoria. Ora non ricordo i nomi, ma quasi sicuramente sarà di questi protocolli il mercato.
L’ultimo sistema di controllo per elettrodomestici che mi è passato “per la vista” risale a ieri
http://hackaday.com/2011/05/16/dimming-control-for-an-ikea-solar-desk-lamp
Non vorrei fare spam, ma davvero mi sento di condividere il sito hack a day, perchè è pieno zeppo di sistemi di gestione dell’energia di questo tipo.
Ad esempio ne troviamo una carrellata cercando google power meter nel motore di ricerca interno
http://hackaday.com/?s=google+power+meter
Piacerebbe anche a me riuscire a monitorare tutti i consumi di casa mia, cercando di ottimizzarli il più possibile, ma purtroppo (o per fortuna) non vivo da solo. Una settimana che sono stato io a decidere cosa dovesse stare acceso e cosa no (i miei erano in vacanza) ho ridotto di un fattore 6 i consumi
Lavorando per una multinazionale che produce sorgenti luminose (non lampadari, proprio le lampade, led e relativi alimentatori) penso di poterti dare una spiegazione, ovvero credo tu abbia frainteso il discorso della potenza.
Siccome con 50mW ancora oggi, neanche con l’ultimo ritrovato della scienza, non si illumina un ambiente, ma al massimo si ottiene una luce notturna di cortesia, immagino che l’autore dell’articolo si riferisse al consumo in stand-by, probabilmente quindi con ricevitore attivo ma con luce spenta.
Tutto sommato l’idea non è malvagia, ma la vedo più indicata per locali pubblici o comunque di grandi dimensioni (dove ad oggi il controllo dell’illuminazione ha dei costi di cablaggio non indifferenti) che per quelli domestici.
Io a casa mia uso i buoni e vecchi interruttori che hanno ancora questi impareggiabili pregi:
– sono facili da usare
– non si guastano praticamente mai
– non bisogna cercarli come i telecomandi ma stanno sempre allo stesso posto
– non gli si scaricano le batterie
– e permettono un consumo in stand-by = 0!!!
Se poi realmente hanno inventato un disposito che illumina una stanza con soli 50mW, bisogna proporli per il Nobel.