
Massimo Banzi è per molti “nerd” un rappresentante simbolo dell’orgoglio italiano: uno che non fa rimpiangere nel nostro Paese uno Steve Jobs o un Bill Gates. Ma quanti Massimo Banzi può regalare al mondo dell’IT e dell’Open Source l’Italia? Quanti dispositivi come Arduino possono parlare italiano? Un’analisi lucida sulle condizioni del nostro Paese non può che non essere particolarmente incoraggiante.
Il co-fondatore della nota scheda a microcontrollore Open Source non si nasconde dietro un dito con slogan populisti ma confessa lo stallo della mentalità italiana nell’imprenditoria: “l’Italia è il tipo di Paese in cui se sei giovane, semplicemente non esisti. È un Paese gestito da vecchie ciabatte”. Ma questo non significa che i giovani talenti italiani debbano rassegnarsi a questo stato di fatto: lui non l’ha fatto e la sua “vendetta” si chiama Arduino.
Arduino è nato per amore e per design: Massimo Banzi spiega come trasformare le passioni in lavoro
Arduino nasce per amore, non quello platonico per la scienza: l’amore adolescenziale di un giovane Banzi. Quest’ultimo infatti si avvicina ad internet all’età di 18 anni: si era innamorato di una ragazza americana e aveva deciso di dichiararsi mettendo nero su bianco i suoi sentimenti. Ma le poste avrebbero impiegato tre settimane per consegnare la lettera oltreoceano. Spedire una email era un’alternativa forse meno romantica ma senza dubbio più rapida. Ai tempi non c’era neppure un browser.
Da quel momento Banzi ha capito che la strada giusta per la sua carriera sarebbe stata trasformare in lavoro le sue passioni. E così ha fatto sempre. Certo in questo modo ci si preclude paradossalmente la possibilità di avere hobby.
La formazione didattica di Banzi unisce l'ingegneria elettronica con la passione per il design. Proprio il lavoro come professore di design dell’interazione ha dato vita ad Arduino. Quest’ultimo infatti nasce come strumento per permettere agli studenti di questo corso, che non avevano un background tecnologico, di usare la tecnologia nei loro progetti.
Arduino è quindi un mix tra tecnologia ed estetica: “gli studenti di ingegneria sono attratti dall’elettronica in quanto tale mentre quelli di design sono interessati a ciò che le persone fanno con la tecnologia”. E così, quasi senza rendersene conto, con strumenti come Arduino, diventano nerd. Un altro consiglio arriva dalla massima di uno dei designer che ha collaborato al progetto Arduino, l’italiano Achille Castiglioni. Quest’ultimo sostiene fermamente che “un designer non dovrebbe mai prendersi troppo sul serio”
E il legame tra Arduino e il mondo della moda si conferma anche negli anni: uno dei suoi maggiori utilizzi infatti riguarda il mondo della tecnologia wearable, ovvero che si indossa. Pensiamo all’invenzione di vestiti in grado ad esempio di correggere la postura di chi li indossa.
I consigli di Banzi ai giovani: non abbiate paura di sperimentare
Ai giovani con idee che si affacciano al mondo della tecnologia Banzi consiglia di credere in se stessi: “Ho smesso di interessarmi di quello che pensavano le persone. Alcune persone nel mondo della tecnologia pensavano che io fossi un idiota”. Non bisogna quindi fossilizzarsi su un percorso predefinito “Ho fatto esperienze diverse, ho cambiato lavori. Alla fine mi sono concentrato sul fare quello che mi faceva stare bene”. Questo, spiega, aiuta anche a mantenersi più giovani. Banzi fa l’esempio di Josef Prusa, 22enne della Repubblica Ceca, oggi uno dei designer di una delle più note stampanti 3D Open Source: lui non ha background tecnologico, è laureato in economia ma ha rischiato uscendo dal suo percorso di studi. “Se devi fare un grande errore fallo perché era quello che hai deciso in quel momento e non perché stavi seguendo il percorso di qualcun altro”. È senza dubbio un’assunzione di responsabilità perché, se si sbaglia, la colpa è esclusivamente personale.
Che ne pensate?
Se la cercate, ecco l'intervista completa a Massimo Banzi sulle possibilità dei giovani italiani.

Direi che il titolo di questo articolo è decisamente fuorviante.
Non è che l’Italia non sia un paese per giovani, e non è neanche vero che questo è contenuto nell’estratto dell’intervista che è stato riportato.
Più che altro, non è un paese in cui un giovane viene notato o viene valorizzato se non sa emergere da solo e nonostante tutto.
Il che naturalmente per un giovane è la migliore condizione: deve semplicemente dimostrare di valere qualcosa.
Che altrimenti detto si potrebbe anche scrivere come “nessuno ti regala niente”.
Cioè, è la vita.
Non per fare polemica ma che senso avrebbe regalare ad un giovane ogni genere di tale prospettiva quando poi magari il semplice fatto di averla già a disposizione lo renderebbe viziato e poco motivato?
Siamo d’accordo che le condizioni del lavoro oggi siano particolarmente difficili. Non lo nego.
Oggi il lavoro se c’è, quando c’è, è precario, mal pagato, senza tutele, senza contratto, senza ferie, senza maternità, senza malattia e nella migliore delle ipotesi va più o meno comunque tutto bene perché ti ammali di rado (perchè sei giovane).
Sulla conclusione, almeno di quello che era riportato, sono assolutamente d’accordo.
Anche perché se c’è una cosa che ha un giovane (intendiamoci, sotto i trent’anni) e che invece un “adulto” non ha più è proprio quell’essere folli e spregiudicati.
Gli adulti la chiamano incoscienza, immaturità.
Oggi io la considero l’unica speranza di salvezza.
Conversazione con un giovane:
giovane: vado sulla luna.
anziano: quando?
g: ora vediamo.
a: ma sai dov’è?
g: la troverò. infondo la vedo nel cielo.
a: ma che ti porti?
g: il necessario.
a: sarebbe?
g: ora vediamo.
a: ma sai almeno quali sono i mezzi con cui puoi andare?
g: no, vado in stazione. da lì qualcuno partirà.
a: ma per mangiare che farai?
g: raccoglierò bacche.
a: ma vedi che non c’è acqua sulla luna.
g: non essere pessimista. io voglio andare e tu non puoi fermare il mio entusiasmo con la tua negatività.
Ora, togliete luna e mettete quello che vi pare. Se avete figli, sapete di cosa sto parlando.
Che vuol dire tutto questo?
Che “giovane” e “vecchio” è una contrapposizione stupida.
Che ciascuno, con la sua età e nel suo ruolo, faccia per la società ciò che può e ciò che deve.
Non deve necessariamente esserci sempre una contrapposizione.
Sarà anche il gioco delle parti ma che gli anziani, i vecchi, i vegliardi, i decrepiti siano da freno ai giovani, scusate ma è una generalizzazione abbastanza stupida.
Ciao Giorgio,
non credo che il titolo sia fuorviante, io lo interpreterei più come provocazione e denuncia della situazione attuale… non è una novità che in Italia lo spazio riservato ai giovani sia sempre meno.
Nonostante tutto, ciò che vorrei sottolineare è appunto il messaggio di speranza che emerge dall’esperienza di Massimo Banzi e di tutti i giovani che come lui sono riusciti a realizzare i propri sogni.
Proprio per questo volevo lasciare qui un paio di righe prese da un libro di Paolo Crepet che possano essere di auto ed ispirazione a “noi giovani”:
“Il tempo ti dirà che le idee sono tanto più preziose quanto più sono diverse. Alza la fronte e non porre limiti alla tua ambizione: essi sono fatti per essere superati attraverso passione e capacità. Sforzati di trovare il coraggio per dare spazio alla tua creatività, confida nel tuo talento cercandolo ogni giorno e ogni notte dentro di te. Raschia il barile delle tue capacità, scopri ogni cunicolo della tua anima ma non donarla mai tutta, riservane sempre una briciola per ogni tua prossima passione”.
Sono i sogni che ci portano lontano, a cinquantacinque anni mi scopro ad essere molte volte più giovane e motivato di tanti ragazzi con cui giornalmente interagisco, unico rammarico è aver sprecato tempo in cose “serie” e non aver dato abbastanza spazio ai sogni.
Ottimo articolo.
Quello che Banzi sostiene è vero. In questo Paese, soprattutto nel mondo del lavoro, vige la regola non scritta e falsa che a un “giovane” non debbano essere date opportunità. I motivi sono stupidi pregiuduzi, come: giovane=inesperto, quindi non capace. Di persone che pensano che avere i “capelli bianchi” vuol dire essere meglio di un giovane, le aziende sono piene. Con questo non voglio dire che un “veterano” sia uno stupido, ma per esperienza personale la tendenza è tarpare le ali a chi ha talento e intrapredenza, come i giovani, appunto. Già, perché in particolar modo in ambienti strutturati alla vecchia maniera, dove quello bravo e sveglio è solo visto come chi “vuol fare le scarpe”, il giovane, se non è parente di qualche capo, raccomandato da qualche pezzo grosso (e un raccomandato o un paraC.. è quasi sempre un incapace arrogante…) non ha opportunità… o si adegua, o sopporta, se no si licenzia.
Quindi Giorgio, è vero che nessuno regala niente, ma sono convinto che esistono tanti giovani che tentano di farsi strada, ma non ci riescono sempre e fanno fatica.
Faccio un esempio basato sulla mia esperienza: qualche anno fa lavoravo in un’azienda di elettronica, come collaudatore e riparatore. Dopo circa un paio di anni (faccio notare che non era il primo posto di lavoro nell’elettronica), faccio richiesta alla direzione per passare in ufficio tecnico, per lavorare come “hardwarista” (test, piccoli prototipi, redazione procedure ecc…), quindi un lavoro più stimolante, ma al tempo stesso dove sapevo che sarei riuscito a dare di più di quello che facevo abitualmente, ovviamente facendo cose diverse. La risposta era stata “…per lavorare in ufficio tecnico, ci vogliono certe competenze…” quindi, il signor direttore ingegnere, aveva messo le mani avanti, dandomi da capire “non sei capace”: un pregiudizio bello e buono. Non avevo neanche chiesto un aumento, anzi gli avevo detto che non era una questione economica, ma di passione e anche per dare un nuovo contributo all’azienda. Va beh, pazienza, almeno ci avevo provato. Un giorno, durante un collaudo di una scheda, salta fuori un problema. Arriva il responsabile dell’ufficio tecnico, un ingegnere, insieme all’altro citato direttore… mi permetto di suggerire una soluzione per risolvere il problema “..per me bisogna mettere il tal ciruito di controllo….”, risposta di entrambe “no, non serve, non va bene…”. Dopo un mese circa, per caso mi capita una revisione dello schema elettrico della scheda di prima, e con stupore trovo la soluzione che avevo suggerito! Questa vicenda si commenta da sola… avevo ventotto anni…
Avrei altri esempi da elencare, ma sarebbe impossibile in questa “sede”…
Quindi, è vero che bisogna dimostrare quanto si vale, ma è altrettanto vero che chi sta dall’altra parte lo deve riconoscere, non facendo finta di niente… forse nel mio caso non volevano che il “merito” andasse a uno “qualunque” e per giunta non laureato….
Saluti.
In tutta onestà, a me sembra che oggi le opportunità riservate ai giovani siano molte di più di quelle che si avevano un tempo.
Io sono un coetaneo di Banzi e da adolescente anch’io mi ero innamorato di una ragazza straniera: il massimo della comunicazione veloce (scritta) che potevo ottenere era una lettera spedita con raccomandata A/R (e l’attesa del “ricevuto” dopo circa tre settimane).
Oggi i giovani possono sfruttare internet e le sue enormi potenzialità. Ma, ditemi, quanti sono quelli che lo fanno in modo attivo e per uno scopo davvero utile ed orientato al proprio futuro? Quanti, invece, ci passano le ore sopra attaccati a Facebook, alle notizie sportive o ai siti porno? rifletteteci 😉
Dirò una cosa che suona banale, ma una volta le cose te le dovevi guadagnare con molta più fatica. Dalla formazione scolastica/accademica, al lavoro, all’amicizia di qualcuno, al rispetto personale. Oggi si tende a semplificare sempre di più qualunque cosa, eppure per molti sembra spesso che le cose siano “dovute”.
Per tutti i giovani che ogni giorno mandano giù bocconi amari per tirare avanti e giustamente si offendono quando si gli dà dei “bamboccioni”, purtroppo ce ne sono altrettanti (se non di più) che con questa definizione calzano perfettamente.
Non credo assolutamente che l’Italia sia un paese per vecchi, credo piuttosto che l’Italia in quanto sistema-paese non sia in grado di offrire prospettive FACILI a NESSUNO.
Certo, se sei il figlio di…., l’amico di, l’amante di… , la vita è senz’altro più semplice, ma non pensate che lo sia in tutto e per tutto: c’è sempre un prezzo da pagare, anche se non sembra. In un mio vecchio posto di lavoro, una mia collega (sposata) era l’amante del capo e questo le dava ovviamente la tranquillità del poter stare in ufficio senza combinare molto. Al riassetto aziendale, con il capo sostituito da un altro, lei è stata tra le prime ad essere mandata via 😉
In Italia, la cultura del “tarpare le ali” è forte perché è forte la cultura del dover giudicare sempre e comunque, vuoi per motivi storici che sociologici.
Se già si riuscisse a cambiare questo orientamento, penso che le cose andrebbero mooooolto meglio .
E concordo assolutamente con chi ha detto che è banale generalizzare sul tema di questo articolo: l’Italia è da molto tempo in crisi, non solo quella economica ma soprattutto quella dei valori da dare e da pretendere dalla sua stessa società, e a me sembra che in questo momento “buio” CHIUNQUE sia in grado di far funzionare la testa sia molto apprezzato.
Ovviamente se si pretende di diventare milionari solo perché in mente si ha una bella idea…bè…non credo sia un problema da ascrivere al nostro paese…. passare dalle belle intenzioni alle azioni concrete è difficile ovunque, ma doveroso se si vuole riuscire 😉
Spero nessuno si sia sentito offeso dalle parole di questo “non più giovanissimo” 😉
Io penso che in parte è vero tutto quello che avete detto, ma non si può generalizzare. Quello che vedo è che dipende molto dagli ambienti, dalle circostanze, dalla specifica azienda. Quello che mi sembra un comun denominatore nelle aziende è che a far carriera molto spesso sono le persone che sanno mostrarsi scaltre caratterialmente, anche se poi non necessariamente questo corrisponde a una migliore bravura nel lavoro.
Io ho avuto 5 esperienze lavorative molto diverse negli ultimi 5 anni . Ho visto “parentelismo”, ho visto “pregiudizi”, ho visto casi in cui il giovane equivale a precario per definizione, ma ho visto anche ragazzi dirigenti in grandi aziende a 38 anni, oppure giovani che riescono a realizzare grandi cose con le proprie capacità, o semplicemente essere valutati per quello che sono, cioè persone valide. E’ in parte vero quello che dice Giorgio, ma è anche vero che spesso ai giovani vengono messi dei freni. Dipende dalle circostanze che si verificano nella vita, e non tutti vengono a trovarsi in ambienti favorevoli a portare avanti le proprie capacità. E’ vero che molti giovani perdono tempo in cose futili, che internet è un ottimo mezzo, ma il rovescio della medaglia è che puoi mandare migliaia di curriculum, di cui il 99% finisce nella spazzatura, per vari motivi, vuoi l’immensa quantità di mail che arrivano alle aziende, vuoi che spesso gli annunci sono fasulli, vuoi che semplicemente sono annunci vecchi e non hanno aggiornato il sito.
E’ vero che siamo una generazione di “comodoni” rispetto a prima, per molti aspetti, ma ho visto persone “comodone” fare carriera più di molti che stanno cercando di farsi il “mazzo” per trovare un lavoro per permettere alla propria famiglia di vivere in modo decoroso. Le opportunità purtroppo sono poche, e non sempre si riesce a coglierle, magari anche solo perché non si è sincroni con le circostanze favorevoli. Non ultimo va considerando che i talenti sono differenti. Esistono persone che hanno bisogno di avere un’attività fissa da svolgere, e la svolgono al meglio. Esistono gli estrosi, che hanno bisogno di essere liberi di vagare con la propria mente per creare cose meravigliose. Esistono persone adatte a coordinare, persone che invece non lo sono affatto, ma magari dai loro un oscilloscopio e fanno meraviglie. Forse il problema è questo: ci si aspetta che tutti devono saper far tutto, e non si pensa al fatto che ognuno può essere adatto a dei compiti specifici, ed il compito di un datore di lavoro è quello di individuare le capacità di una persona e catalizzarle al meglio, considerando il fatto che con il tempo queste caratteristiche possono cambiare con il passare degli anni.
Tiziano sono perfettamente d’accordo con te, forse perché abbiamo vissuto più o meno le stesse esperienze. È vero, a molti ambienti di lavoro mancano persone, capi o responsabili, che sanno cogliere le potenzialità di una persona. Vuoi perché non vogliono, perché altrimenti un sottoposto più sveglio farebbe sfigurare un capo, o perché bisogna avere un “titolo”…
Per non parlare quando si fanno i colloqui, come dici te vogliono che sai fare tutto… ma anche se non sono un progettista, un super programmatore, potrò essere “degno” di avere una mansione dove possa tirare fuori le mie capacità?
Un volta sono andato in un’azienda per un posto in un laboratorio hardware, per test, collaudi, prove ecc.., insomma un posto che mi sarebbe piaciuto. Il colloquio stava andando bene, ma alla fine alla domanda “sa usare LabView?”, ho risposto con onestà, dicendo che sapevo di che cosa si trattava, lo avevo usato come utente, che avevo delle basi di programmazione, ma non lo sapevo usare: ho come avuto l’impressione che sia stato quello che mi abbia bloccato nella selezione….
Per farla breve, purtroppo non si guarda se uno ha delle capacità o è portato a fare qualcosa, e non gli si da la possibilità….
Forse è anche per questo che il nostro Paese sta perdendo di competitività….
Sono arrivato su questo articolo ”per puro caso” e mi sono reso conto subito che questo sito parla di cose serie ,incoraggiando i giovani(io ho 21 anni) e facendoli vedere degli esempi concreti di gente che sta riuscendo a fare qualcosa anche in un momento di crisi totale.
Continuerò a seguirvi sicuramente
Grazie Riccardo!
I feedback positivi ci incoraggiano ad investire sempre di più nel nostro lavoro e ad offrire contenuti di alta qualità… la soddisfazione dei nostri utenti è, infatti, il nostro obiettivo più imporante!
ciao, ho sempre seguito questo sito perchè pieno di articoli interessanti e pieno di spunti per iniziare nuovi progetti, ma non ho mai commentato a nessun articolo, questa volta pero mi sento in dovere.
io sono un giovane di 18 anni da ormai qualche anno mi sento sempre dire che l’ italia e un paese per vecchi e che anche se studio e coltivo la mia passione dell’ elettronica molto probabilmente finirò comunque a fare il commesso o l’ operaio; ogni lavoro e nobile quindi non voglio offendere nessuno, ho gia provato a lavorare come commesso operaio cameriere ed ho subito capito che non è quello che voglio fare.
grazie a siti come questo ho scoperto però che ce qualcuno che in italia coltiva la mia stessa passione e non siamo per niente pochi.
io penso che battista gallian e delfino curioso con i loro post sovrastanti abbiano pienamente ragione, perche noi giovani di oggi disponiamo di tantissime opportunità anche se la maggior parte di noi non lo sa o fa finta di non sapere. io ho iniziato con il desiderio di voler costruire una stampante 3D ed economicamente non me lo potevo permettere , cosi che invece di arrendermi ho cercato un socio che mi aiutasse nell’ impresa ed al contrario di quello che afferma il vostro articolo e stata un associazione di “vecchi” ad aiutarmi ,ho notato che di vecchi pronti a collaborare con i giovani ce ne sono tanti e cosi ho iniziato a cercare tutti i giovani che hanno veramente voglia di fare, e sempre grazie ai vecchi abbiamo trovato uno spazio dove aprire la nostra associazione di makers.
naturalmente a questi vecchi noi giovani dobbiamo fargli vedere che valiamo veramente e se non ci credono la prima volta dobbiamo riprovarci, io sono riuscito ad iniziare qualcosa e penso che chiunque se fosse veramente motivato invece di lamentarsi del paese e dei vecchi potrebbe fare altrettanto.
quindi ho scoperto che l italia non è un paese di vecchi e solo un paese di giovani che non hanno voglia di fare e non si fanno sentire, ammetto che anche io all’ inizio mi ero fatto influenzare dai media che parlano di crisi e giovani senza futuro che possono solo andarsene dall’ italia, io dico a qualsiasi giovane come me nel caso in cui legga che se hai una passione ci devi solo credere e devi dimostrare a tutti che puoi realmente realizzare qualcosa e se avrai bisogno di qualcuno che ti supporti troverai sicuramente qualcuno giovane o vecchio che sia.
in fine voglio ringraziare lo staff di elettronica open source per il bellissimo lavoro che fate forse senza rendervene conto date delle speranze in un posto dove ce ne sono davvero poche.
ciao
Ciao,
rispetto la tua idea, ma forse non hai inteso appieno il “concetto”.
Un conto è coltivare qualcosa per passione, dove ti puoi circondare di persone appassionate, dove non vi è “competizione”. Un conto è se ti trovi in un posto di lavoro, dove (purtroppo), soprattutto in alcune realtà italiane, non vi è meritocrazia e il giovane sveglio e intraprendente, con idee buone e innovative, è visto male, soprattutto dai “veterani”. È questo che secondo me sostiene Banzi.
Ho il doppio dei tuoi anni, e “ai miei tempi” non c’era internet come ora, mi sono diplomato quando Google non esisteva. Eppure la passione era viva, acquistavo riviste, fotocopiavo schemi e datasheet per smanettare a casa. Sicuramente i giovani (e non solo) di oggi sono per fortuna più avvantaggiati.
Sei anni fa ho aperto un’attività nel settore dell’elettronica,(tuttora attiva e in espansione) ma prima, cercando un nuovo lavoro da dipendente, ho avuto tante porte sbattute in faccia, nessuno voleva “investire su di me” (sempre nel settore dell’elettronica). Quando ho aperto l’attività e andavo a propormi ai clienti, ad esporre la mia idea, qualcuno mi ha anche riso in faccia. È questo che vuole dire Banzi: manca la voglia di “investire” sulle persone e sulle idee nuove da parte dei “vecchi”.
Non per scoraggiarti ancora, ma per farsi strada purtroppo la passione non basta, questo soprattutto nelle aziende dove c’è un capo, dei colleghi e dei superiori: ci sarà sempre qualcuno che metterà i bastoni tra le ruote.
Se no si può scegliere la strada più semplice: farsi le proprie otto ore, non avere responsabilità, non esporre idee nuove, non far vedere che si è troppo bravi, non chiedere aumenti di livello o di stipendio… allora nessuno metterà i bastoni tra le ruote a nessuno…
ti ringrazio per la tua risposta molto esplicativa. essendo piu grande sicuramente avrai avuto esperienze che io anora dovrò provare. ed in effetti hai ragione “purtroppo”