Microchip Technology intervista il vicePresidente Marketing di MIPS Technologies, Art Swift sull'importanza del core MIPS per i microcontrollori.
Quali sono i punti di forza introdotti da MIPS nella comunità di MCU embedded?
Mark Swift: Vice Presidente Marketing presso MIPS Technolgies Inc. I nostri prodotti variano dal più piccolo MCU al più grande supercomputer e nei microcontrollori quello che è davvero interessante è l’eredità del passato che ancora è significativamente presente! Quindi MIPS ha è un’architettura che permette una performance eccellente che mira ad ottimizzare le applicazioni embedded. I clienti posso beneficiare dell’eccellenza in questo campo: grazie ad un footprint a basso consumo ed al più piccolo chip mai realizzato, quindi in altre parole i costi sono ridotti, mentre si incrementa l’efficienza energetica.
Questo tipo di architettura di per sé é semplice ed efficiente nonché altamente perfezionata per le applicazioni per microcontrollori: basti pensare alle latenze interne degli interrupt l'uso della memoria: tutto ciò è stato concepito per gli MCU!
Quali prodotti MIPS sono particolarmente adatti ai microcontrollori?
Disponiamo di due linee ugualmente adatte ai microcontrollori: la famiglia M4K largamente utilizzata nello spazio, con 29 licenziatari compreso Microchip, di fatto più di 130 in totale hanno utilizzato la variante 4K di questa linea. Quindi si tratta di un prodotto ampiamente utilizzato in centinaia di milioni di dispositivi nel corso degli ultimi anni. Questo prodotto si è rivelato particolarmente adatto agli MCU grazie al footprint ridotto, alle eccellenti prestazioni avendo 1,5 Dmips per MhZ senza dimenticare il footprint a basso consumo.
E poi il prodotto della generazione successiva a questa: l’M14K... noi abbiamo... beh, insieme a Microchip in realtà, concepito tutta una serie di caratteristiche atte a migliorare le prestazioni dei microcontrollori, quali appunto le latenze di interrupt, il miglioramento del debug e così via.
Quello con gli MCU è un impegno a lungo termine?
Beh..in realtà MIPS è stabilmente nel mondo dei processori da oltre 30 anni, ed ha intenzione di rimanerci almeno per i prossimi 30, per cui i microcontrollori costituiscono senza alcun dubbio la chiave per la crescita nel settore. Il Pic 32 sta ottenendo grossi risultati dal nostro punto di vista: sembra fortemente in crescita e sicuramente altri prodotti verranno lanciati, tutti a beneficio dei nostri clienti: diversi prodotti di nuova generazione già in fase di sperimentazione un percorso verso il futuro che non si potrà non percorrere insieme!
Per saperne di più: www.microchip.com/PIC32
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Sto lavorando da diverso tempo ad un progetto che utilizza proprio un microcontrollore PIC32 della Microchip e devo dire che ne sono rimasto soddisfatto sia dal punto di vista funzionale che da un punto di vista energetico.
L’idea di adottare l’architettura MIPS, oltre che nei microprocessori conosciuti ormai da tempo, anche nei microcontrollori è veramente allettante:
– si può portare dietro tutto il bagaglio di esperienza che i produttori dei compilatori C hanno accumulato in questi anni (cosa non da poco se si considera che i compilatori per i PIC16 o PIC18 non sempre sono proprio ottimizzati e funzionanti…credetemi, avere un compilatore che fa quello che dice di fare è cosa molto buona 🙂 )
– si ha una migliore efficienza in termini sia di consumo di energia che di latenza
– si hanno le potenze di calcolo di un “supercomputer” anche all’interno di un microcontrollore, unita a tutti i vantaggi che le periferiche presenti in un microcontrollore possono offrire.
Un grande vantaggio più tangibile e che si può già toccare con mano sta proprio sul frame work che la Microchip mette a disposizione per il PIC32 (tra le funzioni più “allettanti” troviamo la gestione di molti dei protocolli internet, la gestione della comunicazione USB anche OTG, gestione di un Real Time Clock Calendar con allarmi e chiaramente la gestione di tutte le periferiche presenti nel Microcontrollore): se si inizia ad usarlo si può capire come l’architettura ARM abbia reso il sistema più stabile e veloce.
L’idea ancora più allettante sarebbe quella di poter implementare questa architettura anche nei microcontrollori delle altre famiglie che ancora hanno architetture proprietarie Microchip, come per esempio la famiglia PIC24, PIC18 e addirittura PIC16.
Se si riuscirà ad arrivare a questa soluzione non solo si avranno i vantaggi precedentemente elencati anche per i microcontrollori di fascia più bassa, ma si potrà avere con estrema facilità e con piccoli interventi la portabilità del software scritto per una specifica famiglia. A questo punto l’unica modifica da dover effettuare al software sarà quella relativa all’uso delle periferiche, le quali dipenderanno dal tipo di microcontrollore adottato. Se il software è scritto in C la portabilità del codice dovrebbe essere già una realtà possibile ma purtroppo la maggior parte delle volte non è così a causa della diversità tra i compilatori e a causa della diversità delle architetture dei microcontrollori.
Un’idea ancora più futurista può essere quella di poter prendere un software scritto per un comune PC e poterlo implementare in un microcontrollore: sarà poi compito del compilatore ricompilare il codice per sfruttare le periferiche interne al microcontrollore piuttosto che periferiche esterne (hard disk, schede video,…) che solitamente si trovano in un PC.
Una piccola nota polemica: è un grande traguardo quello di riuscire a mettere l’architettura MIPS all’interno di un microcontrollore Microchip ma…voci di corridoio dicono che Microchip inizialmente aveva pensato di adottare l’architettura ARM, ha poi ripiegato sull’architettura MIPS perchè su quella ARM è riuscita a metterci le mani la TexasInstrument la quale produce già da tempo microcontrollori con architettura ARM 🙂 tutto questo lo dico da fan Microchip 🙂