
Produrre energia dalle comuni bibite in lattina. Un team di sviluppo cinese ha messo a punto una cella combustibile in grado di ricavare energia dalle comuni bibite in lattina, veri e propri Energy Drink...
Come produrre energia pulita
Arriva dalla Cina, grazie ad un team di ricerca, la nuova tecnologia per produrre energia pulita. La novità sembra essere molto interessante e promettente, una di quelle notizie in grado di fare il giro del mondo in pochi clik. Si parla di una cella a combustibile in grado di produrre energia dalle classiche bibite in lattina (soda), per intenderci quelle acquistabili in un qualsiasi supermercato. Essendo le bibite il vero e proprio agente combustibile questa tecnologia sembra destinata a dare un nuovo significato alla parola "Energy Drink".
Il tutto è ancora in via sperimentale ma sembra che ci siano tutti i presupposti per realizzare qualcosa di stupefacente.
La scelta da parte dei ricercatori di utilizzare un comune ingrediente economico non è stata casuale in quanto il team spera di sviluppare una versione a basso costo della stessa cella a combustibile impiegata nei test che potrebbe essere utilizzata su ampia scala per alimentare i piccoli dispositivi medici e molti altri dispositivi elettronici portatili.
Energia pulita dalle bibite in lattina:
Già in passato avevamo sentito parlare di ricerche simili a questa, per la precisione quella portata avanti da parte di alcuni studenti universitari, i quali stavano cercando un modo per estrarre combustibile dagli scarti di produzione delle bibite in lattina. Il processo si basa sulla fermentazione e sfrutta dei microrganismi in grado di abbattere gli zuccheri trasformandoli in etanolo e simili.
Al contrario, le celle a combustibile create dal team di sviluppo cinese utilizzano una reazione chimica per produrre elettricità. I ricercatori hanno utilizzato un enzima, chiamato bilirubina ossidasi che provoca una reazione con il glucosio presente all'interno delle bevande analcoliche. Il risultato è sembrato da fin da subito sorprendente e prende il nome di cella a biocarburanti.
Il progetto sembra essere davvero interessante, tant'è che persino la marina statunitense si è recentemente impegnata nello sviluppo di una cella a combustibile microbica con un discreto successo, ma le biocellule a base di enzimi si sono rivelate più efficienti.
Anche la US Air Force ha avuto dalla sua una "biocella" basata sullo stesso principio, essa rimase in fase di sviluppo per alcuni anni.
La ricerca cinese sembra tuttavia essere molto più promettente per l'utilizzo di nanotubi in carbonio a forma di cono che permettono di lavorare su di una superficie superiore, conferendo maggiore potenza e stabilità per la reazione.
C'è da dire che queste novità sono sempre ben accette nonostante sia tutto ancora in fase di sviluppo ci sono le premesse per realizzare qualcosa di davvero importante nel campo della produzione di energia.
L'idea di produrre energia pulita dalle bibite in latina è senza dubbio geniale considerando quanto materiale di scarto viene prodotto giornalmente delle grandi industrie che si occupano di bibite soda. Una trovata del genere potrebbe rivoluzionare il mercato della produzione energetica anche se restano da considerare alcuni fattori quali la quantità di energia che queste celle sono in grado di produrre e i costi della produzione stessa. Restiamo a vedere cosa succede, magari in un futuro non più così lontano accenderemo le nostre lampadine grazie ad una lattina di Coca-Cola.

Articolo molto interessante visto la reperibilità delle lattine, sono curioso di vedere che fine farà questa ricerca.
quindi per energy drink non è riferito solo a chi beve queste bibite…comunque a parte tutto il resto, oramai la corsa all’energia alternativa sta abbracciando tutti i campi di ricerca, e questo dell’articolo forse a mio umile parere è davvero il più curioso…
L’articolo è un pò ambiguo sulla fonte dell’energia, in particolare questa frase
“L’idea di produrre energia pulita dalle bibite in latina è senza dubbio geniale considerando quanto materiale di scarto viene prodotto giornalmente delle grandi industrie che si occupano di bibite soda”
Non ha molto senso produrre bibite solo per tirarne fuori energia… Soprattutto se vengono a prodursi una notevole quantità di scarti… Magari questa tecnologia potrebbe essere utile per migliorare l’estrazione di energia proprio dagli scarti… allora avrebbe un senso! Altrimenti diventa la stessa cosa delle auto elettriche che camminano con energia prodotta nelle centrali a carbone.
C’è comunque una cosa che mi lascia perplesso. Sono risalito a questo articolo
http://www.rsc.org/chemistryworld/News/2011/March/04031103.asp
Una frase dice che
“Just 1ml of a drink could allow a fuel cell to provide electrical energy for over a month.”
che non significa assolutamente niente… il fatto che sia stato scritto a marzo dovrebbe indicare anche che non si tratta di un pesce d’aprile, ma solo di un articolo scritto male.
Per dare un senso a quella frase bisognerebbe sapere anche in che condizioni sono state effettuate le prove.
Il sistema si basa sull’estrazione di energia da alcuni tipi di zuccheri presenti dentro le bevande, facendoli reagire in una reazione di ossidoriduzione. A mio avviso la novità degna di nota di questo sistema, della quale non avevo mai sentito parlare, è stato l’uso di superfici porose realizzate con “nanocorni” di carbonio, cioè dei nanotubi con un’estremità chiusa, formando una sorta di corno. Questa forma dovrebbe migliorare la cattura degli elettroni da parte del catodo della cella a combustibile. Per il resto nihil sub sole novi, se non l’idea di usare bevande normali, piuttosto che combustibili specializzati. Sarebbe molto interessante a questo punto avere qualche informazione su efficienza, e densità energetica di questo tipo di combustibile.
Sono arrivato anche all’articolo originale
http://pubs.rsc.org/en/Content/ArticleLanding/2011/EE/c0ee00080a
Bisogna stare attenti a non bere il contenuto della lattina dopo che si è prodotta energia elettrica per i residui della reazione chimica, a mio avviso, lo trovo alquanto pericoloso. Sono daccordo con Giovanni, e aggiungo quanto costerebbe produrre la bibita stessa e quanta energia occorre per lo stampaggio della lattina nonchè per l’immissione del liquido?
Nota per l’articolista, refuso: bibite in latina
Sono riuscito a procurarmi l’articolo originale. mi permetto di riportare questa tabella
Soft drinks Voc (V) Pmax (µW/cm²) Cglucose (mM) Price ($)
Iced red tea 0.60 139 39.6 0.0006
Vegetable juice 0.71 245 45.7 0.001
Fruit juice 0.22 26.2 20.1 0.0006
Aerated water 0.71 244 33.6 0.0007
Pmax indica la potenza massima erogata da questa sorta di cella a combustibile. È dell’ordine di pochi µW su centimetro quadrato, quindi possiamo aspettarci di avere massimo qualche milliwatt di potenza da una cella di questo tipo.
L’articolo completo spiega tutta la chimica e la fisica che c’è dietro abbastanza nel dettaglio. Non credo che sarebbe legale pubblicarlo qua, ma se qualcuno è interessato ad averlo può chiedere a me direttamente.
Personalmente credo che questa tecnologia possa essere utile non tanto per estrarre energia dagli zuccheri delle bevande, quanto per estrarre energia da zuccheri presenti in sostanze più grezze.
Purtroppo è difficile leggere la tabella perchè non riesco a tabulare i numeri.
L’articolo è abbastanza lungo e difficile da capire per un non addetto ai lavori, ma da quello che ho capito, le reazioni considerate non sono molto diverse da quelle del metabolismo umano, quindi forse una bevanda dalla quale è stata estratta energia con questo metodo, continua ancora ad essere commestibile. Certamente sarà meno dolce, dato che gli zuccheri partecipano alle reazioni che producono energia
questa mi sembra molto più seria 🙂 andate al minuto 3 (dopo aver assorbito 30 sec di pubblictà è_é)
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6e751085-bd3d-4c26-9639-3bde22054252.html
Mossi & Ghisolfi Group, ha aperto dopo anni di ricerche un impianto di produzione di etanolo cellulosico (da 50 milioni di litri all’anno) in provincia di vercelli questo impianto dovrebbe essere pienamente operativo nel 2012. La tecnologia consentirà tramite degli enzimi, la produzione di etanolo cellulosico da varie materie prime, inoltre è possibile utilizzare la lignina, un co-prodotto di scarto del processo di produzione, per bruciare così da alimentare se non del tutto almeno in parte la centrale.. La materia prima di base è la canna (di tipo Arundo donax) che è coltivata nella zona agricola circostante all’impianto di bioetanolo (max 40 km^2).
L’etanolo cellulosico può essere prodotto da una varietà di materie prime da biomassa, compresa paglia di grano, stoppie di mais o altre colture energetiche ossia coltivazioni ligneo-cellulosiche scarti di coltivazioni destinate ad altri scopi materiale legnoso derivante dalla pulizia e manutanzione dei boschi e foreste, materiale legnoso derivante da potature, materiale legnoso derivante da siepi e filari eccetera…
Nel processo di produzione, la biomassa prima di ttutto viene macinata e ridotta in una poltiglia, vi si agiungono gli enzimi mutando la cellulosa della biomassa in zuccheri fermentabili, che poi si trasformano appunto fermentando, in etanolo.
http://www.novozymes.com/en/innovation/Innovation-across-industries/bioenergy/Pages/Working-together-for-cellulosic-ethanol.aspx
http://www.assincer.it/assincer/cd%20Biomasse/Le%20biomasse.htm
Molto interessante l’idea, e anche con dei risvolti pratici… chissà se questi studi andranno avanti oppure si fermeranno… Intanto, in parte già funzionano 😉
Certo vi immaginate un lume a coca-cola???
Il problema rimane sempre lo stesso: ci sono molti studi sul produrre energia alternativa dagli scarti, ma quanti di questi sono diventati realtà tanto da accorgercene direttamente anche noi?
Hai ragione. Per quanto possa essere innovativa e rivoluzionaria l’idea resterà un’idea di nicchia. Non potrà certo alimentare un automobile. Al limite potra accendere qualche torcia o qualche radiolina senza pretese.
Anche perchè l’efficienza, come detto nell’articolo originale, non è poi così elevata. Sicuramente da apprezzare il progetto e gli studi. A conferma che qualcuno ci tiene davvero all’energia alternativa. =)
andate a vedere quello che ho scritto qualche post fa e andate nei link che ho messo, ho visto ieri a TG Leonardo di rai 3 quei fatti che ho scritto 🙂 è veramente interessante !!! ci deve rendere orgogliosi visto che è in italia!
In realtà esistono fonti molto utilizzate a partire da scarti agricoli ,
Come ad esempio la produzione di gas metano attraverso i resti organici degli allenamenti di animali .
Questa invenzione di estrarre energia attraverso bibite gassate mi rende un po’ perplesso .
Se si risparmia realmente dell’energia visto che qualunque bibita gassosa necessità di energia per essere prodotta e ma di solito non si riesce a estrarre energia necessaria per produrre tale bibita .
L’idea generale è che non si può andare contro la prima legge della termodinamica ,
non si può estrarre più energia bibita gassata che quella è stata utilizzata per fabbricarla .
dopo c’è un fattore che questi ultimi tempi le bibite zuccherate che contengono glucosio per fortuna mia sono sempre più rare a profitto di quelle senza zucchero .
Usando molto zucchero artificiale ma che non contiene nessuna energia .
anche se trovo che sia un po’ prematuro pensare di poter ricavare dell’energia quantificabile con questa soluzione. Aspettiamo e stiamo a vedere che succede, di sicuro è un buon progetto!