
Niente tarocchi, letture della mano o sogni premonitori, prevedere la morte non sembra essere una dote soprannaturale, quanto piuttosto sensoriale; il nostro naso, infatti, lo capisce con anticipo, circa cinque anni prima. Secondo uno studio svolto dal team del Dott. Jayant Pinto dell’Università di Chicago, una disfunzione olfattiva rappresenterebbe infatti il campanello d’allarme per la salute del nostro organismo. Che l’olfatto fosse un ottimo rilevatore di pericolosità per la salute degli esseri viventi era cosa nota da tempo, tanto che fino al 1987, nelle miniere di carbone inglesi, venivano utilizzati i canarini come sentinelle in grado di accorgersi della presenza di gas nocivi per i minatori; i piccoli volatili percepivano in anticipo, sentendosi male o morendo, la sostanza tossica e […]
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Come tutte le teorie scientifiche innovative, all’inizio fa sorridere…
Ma infondo risero anche di Jules Verne.
Mi piacerebbe tanto sapere come gli è venuta questa idea.
Se posso dire la mia, non prendetela a male, ma non c’è niente da ridere.
Si, d’accordo, siamo abituati a pensare a questa particolare parte del nostro corpo come qualcosa di utile ma se fosse anche vitale?
Io credo che la ricerca, su qualsiasi cosa, a qualsiasi scopo, su qualsiasi tema, sia vitale. E trovo illuminato il Paese in cui ricercare su qualsiasi cosa è possibile perchè la ricerca è finanziata, perchè si lascia spazio a giovani e brillanti menti, perchè si incentiva la libera iniziativa.
È solo grazie al fatto che ci si crede veramente che si può riuscire a rivoluzionare il mondo. E questo studio, come tanti altri, potrebbe finalmnete scelarci una grande verità.
Siamo scienziati, o appassionati di scienza: è necessario che si sia un po’ più aperti 😀
Concordo pienamente col tuo pensiero. La ricerca, qualsiasi essa sia e in qualsiasi campo, è di vitale importanza per il benessere dell’uomo. Senza ricerca non saremmo arrivati dove siamo e vivremmo con dei paletti… Alla fine credo che tutto sia ben accettato per amor della scienza
parole sante.. con queste parole hai spiegato in pieno anche il mio punto di vista sulla ricerca.. è per questi motivi che sto sinceramente pensando di intraprendere un percorso di dottorato dopo la tesi
Non ho capito cosa c’entrano i canarini con il naso umano ma comunque, non pensate che i soggetti nel gruppo sono pochi?
Altra cosa, so che i ciechi sviluppano gli altri sensi per compensazione. Come si comporterebbe un cieco inserito in gruppo di studio del genere?
E poi, per uno studio del genere non serve un’anamnesi completa del paziente? Non è meglio iniziare a studiarlo da giovane e seguirlo? Altrimenti tra fattori ambientali e degenerativi i risultati non rischiano di essere dubbi?
Come dice l’autore all’inizio dell’articolo, i canarini venivano utilizzati nelle miniere grazie alla loro fragilità, che, ahimè, li faceva morire alla minima fuga di gas nocivo. Il loro olfatto, quindi, era un segno premonitore di morte (ed ha aiutato a salvare molte vite).
Per quanto riguarda lo studio dell’anamnesi del paziente penso che in un campione di 400 individui, una percentuale del 40% è significativa nonostante sussista la possibilità di diversi fattori concordanti alla morte.
Per curiosità, come sono stati scelti gli odori? Perchè solo 5 poi?
Scusate l’ignoranza ma cos’è la comorbidità?
concordo con turista.. mi sembra un buono spunto per una ricerca più approfondita ma, sinceramente, l’avrei impostata in modo diverso fin da subito anche perché, appunto, tra fattori ambientali e degenerativi i risultati rischiano di essere dubbi! ci sono talmente tante patologie che possono portare alla morte connesse o meno con l’olfatto.. basti pensare al cancro, linfomi, leucemie e via dicendo.. magari alcuni di quelli morti non sapevano di essere malati.. boh
concordo con Caronte88 e turista la molteplicità di fattori che purtroppo contribuiscono ad alterare i nostri sensi richiede una casistica a mio parere molto più ampia, poi che con l’olfatto sviluppato di alcuni animali si possa percepire stadi iniziali di malattie degenerative e la conferma che attraverso sensori sviluppati si può percepire alterazioni come si può tranquillamente accettare che dopo una certa età molte dei nostri sensi si degradino, vista udito gusto e non ultimo olfatto forse più di tutti legato ad una sorta di nitridismo ambientale e fisiologico. Certo sarebbe bello rimanere sempre come a 20 anni
Lo studio è molto interessante, ma se si volesse rifare in modo più rigoroso, (5 odori su un campione preso più o meno a caso), quale potrebbe essere la strategia migliore? Mi spiego meglio, sarebbe possibile prendere un campione di 50, 100 odori sottoporli ad un naso elettronico ed a un paziente e confrontare, magari ogni paio d’anni, i risultati ottenuti dal paziente in modo da creare uno storico di quest’ultimo? In questo modo si potrebbe avere un’idea più chiara di quali fattori (fumo, alcol) influenzino di più la perdita dell’olfatto. In linea teorica si otterrebbe un esperimento più rigoroso, ma credo che in linea pratica il naso elettronico sia una brutta gatta da pelare
I poveri canarini non è che percepivano i gas nocivi, ma semplicemente con la loro morte segnalavano ai minatori la mancanza dell’ossigeno nell’aria, sostituito a volte col grisou o CO2.
L’olfatto non era coinvolto nell’evento.
Se un sub esaurisce la bombola, non rischia di morire per problemi olfattivi.